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In fin di vita, paralizzato o addirittura morto. Da giorni ci si interroga sulla sorte del presidente siriano Bachar al- Assad. A onor del vero, i giornali che hanno riportato dubbi sul suo stato di salute, nella totale impossibilità di verifiche indipendenti a causa del controllo del regime ba’athista, sono tutti di Paesi ostili.
Il libanese al-Mustaqbal, fondato da Rafiq Hariri amato presidente del Paese dei cedri assassinato a Beirut nel 2005 molto probabilmente su ordine di Bachar, ha scritto che il raìs siriano avrebbe avuto un infarto che lo avrebbe ridotto «paralizzato e in fin di vita» nell’ospedale militare di Damasco. Una versione riportata su Twitter anche da Faisal al- Qassim, giornalista di Al- Jazeera che già in passato ha avuto problemi con il regime e che si è guadagnato una condanna a morte da una corte siriana. Al Qassim è uno dei giornalisti arabi più famosi, grazie al suo provocatorio e seguitissimo programma The Opposite Direction in cui una volta ospitò un dibattito sulla necessità di sterminare gli alauiti, l’etnia di cui fa parte la famiglia Assad. Il quotidiano Okaz ha sposato invece un’altra versione: As- sad soffrirebbe di un tumore al cervello e per questo avrebbe ricevuto delle cure specializzate nel suo ultimo viaggio in Russia. Ma il fatto che il giornale sia prodotto in Arabia Saudita, nemica giurata di Assad, non garantisce la veridicità. Ciò che l’accredita di più è l’essere stata ripresa anche da media europei.
L’inglese The Independent ha aggiunto che Bachar da mesi sarebbe affetto da disturbi mentali «a causa del forte stress causato dai sei anni della guerra in Siria», mentre il francese Le Point ha addirittura scritto che Assad sarebbe ucciso dalla sua guardia del corpo personale, l’iraniano Mehdi al Yaacoubi. Rumors del genere sono venuti anche da parte russa, principale alleato di Bachar al Assad nella guerra ancora in corso. È un altro giornale saudita, al-Sharq al- Awsat, ad aver riportato «fonti interne al governo russo» che parlano di un Assad «esausto e sfiancato dalle pressioni» tanto da aver sviluppato un «fastidioso tic all’occhio sinistro».
Di Bachar non si avevano notizie dalla fine di novembre quando commentò la caduta di Aleppo Est come un «punto di svolta della guerra». Poi più nessuna immagine, ma solo un’uscita riportata dalla Sana, l’agenzia di stampa del regime, prima dei colloqui di Astana, quando il presidente si disse «pronto a rimettere tutto sul tavolo, compreso il mio ruolo».
L’account twitter della presidenza ha smentito le ipotesi, definendole «destabilizzanti». Ieri ha pubblicato un video in cui si vede Bachar al- Assad ricevere una delegazione degli industriali di Damasco. In un Paese come la Siria che da 47 anni vive in un regime basato sul controllo e la controinformazione, le mezze parole sono quasi più rivelatrici dei fatti. Basil, fratello maggiore di Bachar e destinato a succedere al padre Hafez alla guida del Paese, morì nel 1994 in un incidente d’auto mai chiarito del tutto. In questo momento Bachar ha molti nemici che potrebbero mandargli dei segnali. Oltre ai ribelli, il 51enne rampollo deve guardarsi le spalle dagli alleati russi. Una volta assicuratosi il controllo della “Siria utile”, ossia la costa mediterranea e le principali città, Putin non ha nessuna voglia di continuare una guerra dispendiosa. Il riavvicinamento con la Turchia ha lo scopo di arrivare a una soluzione diplomatica che possa disimpegnare i suoi militari.
Se questa dovesse richiedere la testa di Bachar non ci penserebbe troppo. Il raìs lo sa, si impunta e disobbedisce agli ordini. Nonostante la tregua faticosamente raggiunta fra Mosca e Ankara, l’aviazione siriana sta bombardando Wadi Barada, la valle vicino Damasco, dando nuova linfa a una guerra da cui nessuno ha più molto da guadagnare se non lui. Magari Assad non sarà morto, ma sicuramente è un uomo avvisato.