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La sua maschera grottesca "il ragionier Ugo Fantozzi" ha segnato nel profondo l'immaginario collettivo dell'Italia degli anni 70-80 e con lui se ne va un pezzo di cultura popolare del nostro paese. Paolo Villaggio è morto nella notte a Roma, aveva 84 anni. Già negli anni scorsi le fake news sulla sua scomparsa avevano occupato le prime pagine per poi venire smentite nello spazio di qualche ora. Stavolta purtroppo non c'è stata nessuna smentita. L'attore è morto alla clinica Paideia di Roma, dove era ricoverato da diversi giorni. Villaggio soffriva da tempo di diabete, e negli ultimi mesi aveva avuto anche diversi problemi respiratori, che per settimane lo avevano costretto al ricovero ospedaliero. Qualche giorno fa, all'aggravarsi delle sue condizioni, il trasferimento in clinica. Nato a Genova il 30 dicembre 1932, Villaggio iniziò il suo percorso artistico alla fine degli anni sessanta, nel cabaret approdando presto in televisione nel programma di Romolo Siena 'Quelli della domenicà (1968), trasmissione pomeridiana in onda sul Canale Nazionale della Rai, avvenne così sul pòiccolo schermo il primo incontro fra il grande pubblico e i personaggi dell'imbranato Fantocci, diventato poi Fantozzi, e del sadico professor Kranz. Al cinema Villaggio inizia con un insuccesso, 'Eat it', scritto e diretto da Francesco Casaretti nel 1968, seguito l'anno dopo da 'I quattro del pater noster' di ruggero Deodato, dove gli altri tre erano Lino Toffolo, Enrico Montesano e Oreste Lionello, poi ci sono 'Il terribile ispettorè, regia di Mario Amendola (1969) e nello stesso anno 'Pensando a tè, di Aldo Grimaldi, ma soprattuto 'Brancaleone alle Crociate (1970) di Mario Monicelli nel quale è l"alemanno" Thorz, personaggio che sembra ricalcato sul professor Kranz. La svolta professionale arriva nel 1971 quando la casa editrice Rizzoli pubblica i suoi racconti sul ragionier Fantozzi, già usciti sulla rivista 'l'Europeò: il successo fu immediato e poi arrivò il primo di una fortunata serie di film. 'Fantozzì (1975) venne diretto da Luciano Salce.Villaggio, comunque, non è solo Fantozzi, come testimoniano i circa settanta film cui ha partecipato, lavorando con registi, fra gli altri, quali Fellini, Ferreri, Lina Wertmüller, Ermanno Olmi e Mario Monicelli. Nell'ottobre del 1992 è uscito nelle sale cinematografiche Io speriamo che me la cavo, pellicola diretta dalla cineasta romana Lina Wertmüller, un affresco sul disagio economico del Sud tratto dall'omonimo bestseller di Marcello D'Orta, che raccoglie i temi scolastici di una terza elementare di Arzano, Napoli. La figura del maestro, assente nel libro, e interpretata da Villaggio, è il filtro attraverso il quale i piccoli esprimono la loro visione del mondo. Nello stesso anno, in occasione della Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, Villaggio ha ricevuto il Leone d'oro alla carriera, mentre nel 2000 è stato insignito del Pardo d'onore alla carriera al Festival del cinema di Locarno.