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Luigi Di Maio, quando scandisce che «nulla contro la Francia, ma bisogna valutare se togliere la cittadinanza» all’ex sottosegretario del Pd, Sandro Gozi, reo di aver accettato l’incarico di consigliere per gli Affari Europei del governo francese. E scatta anche l’interrogazione parlamentare pentastellata, perchè il governo valuti di cancellare l’ex parlamentare dall’anagrafe italiana.
La petizione della Meloni Alto tradimento alla «sacralità della appartenenza nazionale», tuona anche Giorgia Meloni, scatenatissima sui social tanto da promuovere una petizione online su change. org, in cui chiede a Gozi di abbandonare l’incarico: «Scelga l’Italia, scelga l’interesse nazionale, scelga la dignità istituzionale. Altrimenti sarà l’Italia e saranno gli italiani a scegliere per lui ripudiandolo».
A tentare di infiltrare l’inedito asse Movimento 5 Stelle - Fratelli d’Italia prova anche Forza Italia, che rivendica la primigenitura della richiesta di revoca della cittadinanza a Gozi. Se tra le fila dem ci si alterna tra i complimenti per il collega e una gamma di aggettivi che va da «stravagante» ad «assurda» per la polemica, Carlo Calenda non rinuncia a fare la voce fuori dal coro.
Non si spinge a chiedere di bandirlo da Roma, ma attacca: «Non si entra in un Governo straniero», con buona pace dell’unità interna tra i dem.
La difesa di Gozi Investito dal fuoco di fila, Gozi ha provato a disinnescare gli attacchi appellandosi, con scarso successo, al buon senso: «Mi aspettavo delle critiche, ma sono rimasto sorpreso da tutto questo scalpore. Quello che è successo con me è successo con tanti altri». Tra i quali, Franco Bassanini e Mario Monti, chiamati nel 2007 da Nicolas Sarkozy alla Commission pour la libération de la croissance francaise.