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penalisti
Difficoltà nel reperire gli atti necessari, richiesta di archiviazione non notificata e ritardo nella fissazione dell’udienza. Sono i problemi che affliggono i familiari di Andrea Ferrante, 17enne che ha perso la vita a Torre D’Isola ( Pavia) nel luglio del 2018. Era in moto quando fu travolto da un’auto e sbalzato a diversi metri di distanza dal suo ciclomotore.
Per la procura di Pavia, che ha chiesto l’archiviazione, «l’evento morte è casualmente riconducibile esclusivamente ad un comportamento imprudente della persona deceduta». Però i familiari non credono a questa tesi. Secondo l’avvocata Chiara Penna, del Foro di Cosenza, legale dei familiari di Andrea, non è credibile che il motociclo sia caduto prima dell’impatto e non è credibile che l’auto procedesse a solamente 40 chilometri orari.
«Delle tre l’una – si legge nell’opposizione alla richiesta di archiviazione-. O procedeva così piano da avere il tempo di fermarsi o quanto meno frenare vedendo una moto a terra o procedeva a velocità sostenuta tanto da non poter evitare il motociclo già caduto per terra oppure motociclo e autovettura hanno impattato l’una contro l’altra catapultando il centauro al di là del veicolo».
Il primo problema riguarda la richiesta di archiviazione, avanzata nel dicembre del 2018, a cinque mesi di distanza dalla tragedia, ma non notificata ai familiari, che ne sono venuti a conoscenza a fine gennaio del 2019, nonostante il loro interesse fattivo nel procedimento, tanto da nominare un medico legale in sede di conferimento incarico per l’esame autoptico.
L’avvocata Penna ha trovato non poche difficoltà a reperire i documenti, come ad esempio la copia degli atti dei quali poteva avere conoscenza in quella fase, poiché la richiesta copie depositata dal precedente difensore risultava smarrita agli uffici. Il nonno del ragazzo, a novembre del 2018, si è così recato presso la cancelleria del Tribunale di Pavia il 15 novembre – previo nulla osta - per ritirare la documentazione richiesta dal difensore, ma gli viene indicata la necessità di recarsi presso gli Uffici della Polizia stradale al fine di ottenerla. E una volta lì gli viene comunicata la necessità di una nuova richiesta dall’avvocata, riuscendo ad ottenere i verbali in questione il 21 novembre del 2018. Ma senza le foto in allegato.
L’avvocata Penna ha quindi chiesto di visionare i mezzi sottoposti a sequestro probatorio, senza ricevere risposta. A quel punto, il 31 gennaio scorso, la madre di Andrea si è recata in procura e solo lì ha appreso della richiesta di archiviazione e del dissequestro dei veicoli. «A tale situazione paradossale – racconta Penna - si aggiunge l’indicazione erronea fornita dal pm procedente in data 31 gennaio 2019: nel rigetto all’istanza presentata immediatamente al fine di essere rimessi nei termini per proporre eventuale opposizione, l’inquirente ha consigliato di ricorrere in Cassazione per impugnare il decreto di archiviazione».
Ma la procedura è diversa: infatti il 7 febbraio Penna ha depositato opposizione al decreto di archiviazione, con esplicita richiesta di essere informata della fissazione dell’udienza per poter presentare memorie. Nonostante quattro solleciti, a distanza di oltre 10 mesi, l’udienza non è stata fissata. Perciò Penna ha inviato un esposto al Csm e una segnalazione al ministro della Giustizia, chiedendo di verificare se ci siano state o meno condotte negligenti dei singoli magistrati coinvolti nella vicenda.