I missili della repubblica sciita solcano i cieli delle città israeliane mentre le sirene urlano e la popolazione cerca riparo nei rifugi antiaerei. Chiuso l’aeroporto internazionale di Tel Aviv , chiuso l’intero spazio aereo anche in Giordania e in Iraq.

Il tanto evocato attacco iraniano contro lo Stato ebraico che i servizi di Tel Aviv e Washington davano per «certo», è stato lanciato nel tardo pomeriggio, in concomitanza con le feste ebraiche del nuovo anno. È una reazione alla sequenza di omicidi eccellenti compiuti da Israele negli ultimi mesi.

I guardiani della rivoluzione, i pasdaran, hanno infatti affermato che si tratta di una risposta alle uccisioni del capo politico di Hamas Ismail Haniyeh, avvenuta il 31 luglio, del segretario generale di Hezbollah Hassan Nasrallah e del suo generale Nilforooshan, avvenute venerdì 27 settembre, e si dicono pronti a rispondere «in modo schiacciante» a «qualsiasi rappresaglia» del nemico. «Così rispondiamo al martirio di Ismail Haniyeh, Hassan Nasrallah e Nilforoshan, abbiamo preso di mira il cuore dei territori occupati» si legge in un comunicato diffuso dai Guardiani della rivoluzione.

Come era già successo lo scorso 14 aprile, quando centinaia di cruise e di droni iraniani erano stati lanciati su Israele, anche questa volta i sistemi difensivi dello Stato ebraico, in particolare l’Iron Dome, hanno neutralizzato i missili: escludendo una vittima raggiunta da una scheggia nel villaggio di Nùeima, in Cisgiordania, vicino a Gerico, non si registrano feriti gravi o danni maggiori alle strutture. Circa duecento i razzi lanciati dall’Iran che afferma, tramite l’agenzia governativa Shafaqna di avere colpito venti F35 dell’aviazione israeliana. La notizia non è però stata confermata dalle forze armate di Tel Aviv,

C’è da dire che Teheran aveva talmente annunciato questo attacco che nessuno in Israele si può dire sorpreso; l’iniziativa degli ayatollah è senza dubbio importante ma pur sempre limitata nelle sue conseguenze materiali, un modo per non arrivare all’escalation contro un avversario decisamente più evoluto ed equipaggiato dal punto vista militare e della stessa intelligence.

Il fatto è che, nonostante non ci siano state vittime a parte il civile a Jerico, l’attacco non può non essere considerato come un atto di guerra, la rappresaglia israeliana appare in tal senso inevitabile e con grande probabilità sarà molto più dura dei bombardamenti mirati dopo i lanci del 14 aprile.

Il portavoce dell’Idf contrammiraglio Daniel Hagari fa sapere che tutti i reparti dell’esercito sono in massima allerta: «Siamo in uno stato di massima preparazione, capaci di difendere e capaci di attaccare, le conseguenze per chi ci ha colpiti saranno pesantissime», spiega minaccioso. Hagari fa anche sapere che gli Stati Uniti parteciperanno all’operazione: «I nostri partner americani del CENTCOM sono pronti al nostro fianco. Sapremo come gestire qualsiasi situazione».

La nuova impennata bellica tra Teheran e Tel Aviv avviene mentre l’esercito israeliano prosegue le sue manovre nel sud del Libano per disarmare le milizie di Hezbollah. La notte scorsa, l’Idf ha annunciato un’operazione di terra «mirata e delimitata» nel Libano meridionale, in linea con una decisione presa dal gabinetto di guerra israeliano. Da diverse settimane, le forze di Israele hanno richiamato diverse brigate di riservisti sul fronte settentrionale in vista dell’operazione di terra, oltre a compiere una serie di simulazioni in preparazione dell’invasione.

Gli obiettivi dell’operazione di terra sono le postazioni e le infrastrutture di Hezbollah presso «una serie di villaggi vicini al confine, che rappresentano una minaccia immediata e reale alle comunità israeliane lungo la frontiera». Hagari, ha aggiunto che i militari non entreranno nella capitale libanese Beirut e che le operazioni saranno condotte «nel più breve tempo possibile, giorni al massimo settimane». Mohammad Afif, responsabile della comunicazione di Hezbollah, ostenta sicurezza affermando che le milizie sciite «si preparano ad affrontare e a infliggere gravi perdite a qualsiasi forza nemica che osi o tenti di entrare nel territorio libanese».

Intanto nel pomeriggio, dopo diverso tempo, anche il terrorismo è tornato a colpire sul territorio israeliano: due uomini armati di kalashnikov hanno attaccato i civili nella metropolitana di Giaffa sparando contro la folla, almeno otto le vittime, mentre i due assalitori sarebbero stati «neutralizzati».