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Pare ormai alle battute finali la resa dei conti tra l'esercito nazionale libico del generale Khalifa Haftar e le milizie allineate con il governo di Tripoli di Fayez al-Sarraj, fortemente sostenute dal Qatar.“Come è stato possibile che le truppe del generale Haftar abbiamo percorso 1.500 km di deserto verso Tripoli senza che nessuno se ne sia reso conto?". A domandarlo è il vice primo ministro e ministro degli Esteri del Qatar, Sheikh Mohammed bin Abdulrahman al-Thani. Per Doha il sospetto è che l’esercito nazionale libico sia sostenuto dall'Arabia Saudita, dagli Emirati Arabi Uniti e dall'Egitto, Paesi che hanno da sempre stretti legami con il generale Haftar ed hanno tutto l’ interesse nel "creare un regime come il loro in Libia".I combattimenti in corso alle porte di Tripoli stanno contrapponendo le truppe di Haftar alle milizie che sostengono il governo di Accordo nazionale riconosciuto a livello internazionale e guidato dal primo ministro Fayez al-Sarraj. L’accusa di Haftar è che queste milizie “siano affiliate all'islamismo”. Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Egitto e Bahrain sono conviti che a partire dalle rivolte libiche del 2011, Doha abbia fornito armi e altro sostegno alle milizie libiche attraverso il radicale Ali Mohammed al-Salabi e suo fratello Ismail, un leader delle brigate di difesa a Bengasi. Per il quartetto arabo, Doha sostiene da sempre i gruppi estremisti, mantenendo anche stretti legami con l'Iran. Il quartetto arabo vede dunque la campagna guidata da Haftar come uno sforzo per impedire agli islamisti di trasformare la Libia in una base per perseguire un'agenda di conquista in tutto il Medio Oriente e il Nord Africa.Dietro questo scontro, per l’Italia, il rischio sempre più concreto che in un territorio fortemente destabilizzato, riprendano con forza le parte di migranti dalle coste libiche.“800.000 sono i migranti porti a partire”, è stata la minaccia di Fayez al-Sarraj all’Italia. Una "pressione" sul governo di Roma affinchè prenda posizione fra i due contendenti in Libia.