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Il Libano è ormai un teatro di guerra a tutto tondo, dai cieli e sul territorio a colpi di artiglieria. Le forze di difesa israeliane (Idf) hanno aggiunto una quarta divisione alle tre già operative sul campo, portando a 15mila il numero di militari impegnati nei combattimenti con Hezbollah nella parte meridionale del paese arabo. Le operazioni di terra sono state descritte dai portavoce dell’Idf come «incursioni limitate, localizzate e mirate» per colpire le infrastrutture delle milizie sciite nella zona frontaliera, in particolare nei villaggi più vicini al confine israeliano. Una specie di “bonifica” insomma, per consentire ai residenti del nord di Israele di tornare nelle proprie abitazioni.
Ma allo stesso tempo i reparti dell’esercito avanzano decisamente a sudovest dove di ora in ora controllano sempre più territori. Come mostrano le immagini diffuse dal quotidiano francofono libanese L’Orient le jour è stata issata la bandiera con la stella di David nel villaggio di Maroun el-Ras lungo la cosiddetta blue line tracciata dalle Nazioni Unite, a una ventina di chilometri dal confine. Una parte consistente di truppe ha piazzato postazioni a poche miglia dalle caserme della missione Unifil, circa una quarantina di veicoli e blindati riferisce l’emittente panaraba.
Il contingente di pace dell’Onu nei giorni scorsi hanno lanciato l’allarme. Il portavoce Andrea Tenento ha definito «inaccettabile» il comportamento dell’esercito israeliano: «La sicurezza delle nostre truppe è a rischio, le Idf si sono avvicinate molto alle nostre postazioni, ci sono duri scontri con i miliziani di Hezbollah e noi ci troviamo in mezzo, si tratta di una violazione della sovranità del Libano».
La guerra di Israele contro il “Partito di Dio” prosegue anche con la strategia degli omicidi mirati. Dopo l’uccisione dello storico leader Hassan Nasrallah lo scorso 27 settembre, oggi è stato colpito Suhail Hussein Husseini, il comandante del quartier generale di Hezbollah, a Beirut. L'attacco aereo mirato che ha ucciso Husseini è avvenuto grazie a informazioni dell’intelligence trasmesse ai caccia di Tel Aviv. Il quartier generale supervisiona la logistica all'interno dell'organizzazione ed è responsabile del budget e della gestione delle sue varie unità. Husseini avrebbe svolto un ruolo cruciale nei trasferimenti di armi tra l'Iran e Hezbollah ed era responsabile della distribuzione delle armi alle varie milizie. Inoltre, era un membro del consiglio della Jihad, il consiglio di leadership militare senior del gruppo.
«Il quartier generale include l'unità di ricerca e sviluppo di Hezbollah, che è responsabile della produzione di missili a guida di precisione e della gestione dello stoccaggio e del trasporto di armi in Libano. Nel suo ruolo, Husseini era responsabile della gestione logistica e di bilancio dei progetti più delicati di Hezbollah, tra cui i piani di guerra dell'organizzazione e altre operazioni speciali, come il coordinamento degli attacchi terroristici contro lo Stato di Israele dal Libano e dalla Siria», si legge in una nota dell’esercito.
La notte scorsa gli aerei delle forze di Israele hanno nuovamente attaccato la periferia meridionale della capitale libanese. Il portavoce di lingua araba di Idf aveva in precedenza emesso un avviso agli abitanti della zona, in cui si chiedeva di non stare sulla spiaggia o nelle barche sulla costa dal fiume Awali fino a nuovo avviso.
Un bruttissimo episodio è accaduto invece Jiyeh, alla troupe del Tg3 aggredita a metà strada tra Beirut e Sidone da un gruppo di persone. Come racconta l’inviata Lucia Goracci si sono scagliati contro l’operatore per distruggere la telecamera costringendoli a risalire in macchina e a scappare. Purtroppo nella fuga l’autista libanese Ahmad Akil Hamzeh, 55 anni, ha avuto un malore, probabilmente un infarto e si è accasciato al suolo senza vita. «Tutto si è svolto – ha spiegato la giornalista Rai – nel giro di 15-20 minuti, volevamo visitare il luogo di un bombardamento di due giorni fa e documentare la fuga dei pescatori dalle coste dopo l'allerta israeliana, muovendoci, come sempre, con prudenza e con tutti i permessi necessari. Quando Ahmad ha cercato di tranquillizzare gli aggressori uscendo dall'auto è caduto terra. Abbiamo subito chiamato i soccorsi, è arrivata l’ambulanza, l’abbiamo seguita. Purtroppo quando l’abbiamo raggiunta ci hanno detto che era morto». Gli assalitori non appartengono a gruppi politici o religiosi.