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Nuovo attacco delle forze israeliane alle basi Unifil nel sud del Libano. Dopo il colpo sferrato ieri che ha danneggiato anche due compound italiani, oggi due militari cingalesi della Forza di interposizione delle Nazioni Unite sono rimasti feriti dopo che un carro armato Merkava delle Forze di difesa israeliane (Idf) ha sparato verso una torretta di osservazione presso il quartier generale della missione Onu a Naqoura.
Lo riferisce l'agenzia di stampa libanese "Nna", secondo cui le Idf hanno sparato un colpo d'artiglieria contro l'ingresso principale del quartier generale dell'Unifil a Naqoura, causando danni. I due militari feriti farebbero parte del battaglione dello Sri Lanka, aggiunge "Nna".
Il botta e risposta tra Israele e paesi europei ha avuto un salto di qualità con la convocazione dell’ambasciatore israeliano in Francia da parte del presidente Emmanuel Macron, mentre l’Italia continua a chiedere raccomandazioni a Tel Aviv sulla sicurezza dei nostri soldati. La premier Giorgia Meloni torna a condannare quanto accaduto: “Non è accettabile, viola la risoluzione 1701 dell’Onu. Il governo ha protestato con decisione. Con Macron e Sanchez abbiamo deciso di stilare una dichiarazione comune”, spiega la premier.
In una conferenza stampa a Palazzo Chigi il ministro della Difesa, Guido Crosetto, spiega che la scelta di restare o meno in Libano spetta alle Nazioni Unite, non è nazionale. Dunque l'eventuale ritiro del contingente di caschi blu è una scelta "sui cui rifletteranno i 40 Paesi contributori" della missione Unifil. “L'idea del governo - dice il titolare della Difesa - è far prevalere gli spazi di pace. Non dare per scontato che in quel lembo di terra ci sia sempre la guerra. Abbiamo visto da altre parti che quando si lascia incancrenire una situazione di guerra è difficile poi estirparla”.
Crosetto ribadisce che da tempo sono stati preparati piani di contingenza per un'eventuale esfiltrazione del contingente in caso di necessità. "Il diritto internazionale deve essere rispettato da tutti, compreso Israele. Se ha esigenze da rappresentare lo faccia all'Onu, non chiedendo di spostarsi. Nessuno si sposterà mai, siamo in un luogo per difendere la pace e tutelare una decisione dell'Onu sottoscritta peraltro da tutti i paesi, compresi Libano e Israele”, ricorda il ministro. Il quale si dice preoccupato, ma soprattutto “arrabbiato, a fronte di colpi arrivati a una base di cui non capiamo la giustificazione militare. Abbiamo chiesto spiegazioni ufficiali, con durezza”.
Il ritiro non è all'ordine del giorno: “Non si parla di ritiro delle truppe italiane, parliamo sempre di missione Unifil. Qualunque decisione comunque viene presa dalle Nazioni Unite”, ribadisce Crosetto. C'è poi il tema delle regole d'ingaggio: in caso di nuovo incidente (smentito intanto dalla stessa Difesa il presunto terzo attacco di stamattina contro le basi italiane) come dovranno reagire i soldati Unifil? “E' un anno e mezzo che io chiedo il cambio delle regole d'ingaggio, è un anno e mezzo che io dico che se non le cambiamo e se non cambiamo la situazione e non applichiamo la 1701 prima o poi arriverà qualcun altro". Di questo, spiega il ministro, si discuterà all'Onu la prossima settimana.
Dal canto suo, Israele spiega di aver «aperto un’indagine» su quanto accaduto e, si legge in un comunicato dell’Ambasciata d’Israele in Italia, apprezza «gli sforzi dell’Italia per prevenire l’escalation nelle nostre aree e il suo contributo all’Unifil». Tuttavia, lo Stato ebraico è «costretto a rispondere» agli attacchi di Hezbollah.
L'esercito israeliano ha affermato di aver colpito la posizione dell'Unifil dopo aver aperto il fuoco contro una "minaccia" vicina alle forze di pace nel sud del Libano. Le esplosioni in cui sono rimasti feriti due caschi blu dello Sri Lanka e, ieri, due indonesiani sarebbero conseguenza di una “minaccia imminente che i soldati israeliani che operavano nel sud del Libano avevano identificato contro di loro”. “Un primo esame indica che una postazione dell'Unifil, situata a circa 50 metri dalla fonte della minaccia, è stata colpita durante l'incidente", si legge nella nota.
“Diverse ore prima dell'incidente, l'esercito israeliano aveva informato il personale dell'Unifil di rifugiarsi in aree protette e di rimanervi e questa istruzione era ancora valida” al momento dei fatti, aggiunge l'esercito, che continua per “esaminare le circostanze dell'incidente”. L'Idf ha accusato Hezbollah di aver “deliberatamente” messo in pericolo i soldati dell'Unifil.