PHOTO
Associated Press/LaPresse
Nel giorno dell’annuncio del cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah, il Libano è stato ancora una volta colpito duramente dall’aviazione di Tel Aviv. Ben 20 attacchi aerei simultanei, in soli 2 minuti, nelle roccaforti di Hezbollah sono stati realizzati prima della tregua.
Almeno una dozzina di morti e una trentina di feriti sono stati provocati dai cosiddetti “attacchi estensivi” di ieri nel centro e nella periferia Sud di Beirut, dove si trova il quartier generale del “Partito di Dio”. L’Israel defence forces ha comunicato che per la prima volta in 24 anni i soldati israeliani hanno raggiunto una parte del fiume Litani, che demarca il confine di competenza dei Caschi Blu delle Nazioni Unite.
L’accordo sul cessate il fuoco prevede un periodo di transizione di 60 giorni, durante il quale l’esercito israeliano si impegnerà a ritirarsi dal Sud del Libano. L’Armée libanese dovrebbe schierarsi nelle aree vicine al confine con Israele e Hezbollah si impegnerebbe a trasferire il proprio arsenale a Nord del fiume Litani, che delimita la Blu line sulla quale opera la missione Unifil con 1.200 militari italiani.
Nell’accordo, inoltre, è prevista la creazione di un “Comitato di vigilanza”, guidato dagli Stati Uniti, incaricato di monitorare l’attuazione del cessate il fuoco e di affrontare la questioni riguardanti eventuali violazioni ad opera delle parti interessate. Il ruolo di Washington, dunque, è rilevante.
La Casa Bianca ha incoraggiato la tregua con l’invio in Medio Oriente del mediatore Amos Hochstein. Gli Stati Uniti hanno deciso di far recapitare a Israele una lettera di garanzie nella quale si ribadisce il sostegno all’azione militare israeliana contro le minacce provenienti dal territorio libanese e con azioni volte ad impedire il ritorno della presenza militare di Hezbollah vicino al confine. È altresì previsto l’impegno a contrastare il traffico di armi pesanti delle milizie del partito sciita. Dunque, gli Stati Uniti confermano di essere un “alleato di ferro” per Israele ora con Joe Biden e nel futuro prossimo con Donald Trump.
Il premier israeliano Netanyahu, nell’annunciare il cessate il fuoco nella serata di ieri ha auspicato che la tregua duri a lungo anche se molto dipenderà «da ciò che succederà sul terreno». Nel discorso alla nazione Bibi ha rilevato che «con una comprensione totale tra Israele e Stati Uniti, manteniamo la libertà militare completa in Libano». La durata dell’accordo dipenderà dalle mosse di Hezbollah, come ha riferito il premier : «Se si riarmerà, noi attaccheremo. Hezbollah non è più quello di prima, lo abbiamo riportato indietro di decenni». È stato pure annunciato il ritorno degli abitanti israeliani nelle loro case nel Nord Israele.
«L'accordo tra Israele e Hezbollah diminuisce le tensioni ma non risolve i problemi», dice al Dubbio Marco Di Liddo, direttore del Cesi-Centro studi internazionali. «Si tratta – aggiunge Di Liddo - di una pausa operativa che arriva più per necessità militari di Israele che per convinzione politica a largo spettro con una influenza degli Stati Uniti molto importante, ma non solo, anche di tanti altri attori un po’ più discreti. A cominciare, per esempio, da Paesi come la Francia e il Regno Unito. Da non trascurare è anche l’ordine internazionale, perché dopo quanto accaduto alla missione Unifil era necessario un intervento ampio, non solo americano, per salvaguardare i principi e l’utilità delle Nazioni Unite».
A detta del direttore del Cesi, l’accordo non allenterà le tensioni tra Israele e Iran, «che prescindono da quanto sta accadendo in Libano»: «Lo scontro tra Israele e Iran è più ampio. Teheran ha sostenuto Hamas che ha provocato le stragi del 7 ottobre. La tregua in Libano serve ad Israele a congelare un fronte e a cercare di concentrare tutte le energie su altri obiettivi». Il cessate il fuoco, oltre ad essere un successo di Biden, ormai in procinto di lasciare la Casa Bianca, è un primo assist a Trump, in attesa che il tycoon imposti la propria politica in Medio Oriente.
«È – commenta Di Liddo -, prima di tutto, un regalo che i democratici fanno a loro stessi. L’accordo è una questione che riguarda l’amministrazione Biden. Donald Trump avrà sicuramente un ruolo importante nello stabilire una nuova architettura politico-securitaria nel Medio Oriente e ne approfitterà». In tale contesto il futuro di Gaza sarà ancora triste, perché con i palestinesi gli Stati Uniti non sono mai riusciti a ottenere risultati apprezzabili che invece hanno ottenuto con i libanesi. «Israele – conclude il direttore del Centro studi internazionali - è molto più rigido, molto più assertivo quando si parla di Gaza e quando si parla della Cisgiordania. Non vorrei che in realtà, qualora Israele con il cessate il fuoco in Libano ritenga di avere carta bianca sulla Striscia Gaza e in Cisgiordania».
Nella dichiarazione finale del G7 dei ministri degli Esteri, svoltosi a Fiuggi, si afferma l’importanza dell’accordo con «la piena attuazione della risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite». «Ora – affermano i ministri - è il momento di un accordo diplomatico e accogliamo con favore gli sforzi fatti in tal senso. Sottolineiamo ancora una volta il ruolo svolto dalle Forze armate libanesi e dalla Forza ad interim delle Nazioni Unite in Libano, Unifil, la cui posizione dovrebbe essere rafforzata».