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Lo spread schizza a 314 punti, Austria e Olanda chiedono l’avvio della procedura d’infrazione contro l’Italia. La risposta non poteva essere diversa, visto che l’Esecutivo gialloverde ha scelto la linea del muro contro muro con l’autorità europea e nella lettera di risposta inviata il 13 novembre ha confermato i numeri: invariate le stime di crescita sul Pil all’ 1,5% e il deficit fissato a 2,4%.
Quindi la misura non cambia e non cambierà, giura il governo. Il ministro dell’Economia Giovanni Tria ha provato a spiegare che «la manovra è stata costruita sulla base del quadro macroeconomico tendenziale, e non tiene conto della crescita programmata. Questa impostazione prudenziale introduce nella legge di bilancio un cuscinetto di salvaguardia, che previene un deterioramento dei saldi di bilancio anche nel caso in cui gli obiettivi di crescita non siano pienamente conseguiti». Poi, ha spiegato che il debito pubblico italiano scenderà grazie alle «privatizzazionei del patrimonio pubblico» : «Gli incassi derivanti dalle privatizzazioni costituiscono un margine di sicurezza per garantire che gli obiettivi di riduzione del debito approvati dal parlamento siano raggiunti anche qualora non si realizzi appieno la crescita del Pil ipotizzata. Tenuto conto di tali introiti e del loro impatto anche in termini di minori emissioni di debito sul mercato, e quindi minori interessi, la discesa del rapporto debito/ Pil sarebbe ancora più marcata, e pari a 0,3 punti quest’anno, 1,7 punti nel 2019, 1,9 punti nel 2020 e 1,4 nel 2021». E ancora, ha chiesto «l’applicazione della flessibilità per eventi eccezionali», citando le «spese eccezionali per contrastare il dissesto idrogeologico e per la manutenzione straordinaria della rete viaria e di collegamenti».
Considerazioni che hanno lasciato freddi i commissari Ue. Il Documento programmatico di bilancio trasmesso dal governo italiano «verrà valutato nel quadro del semestre europeo», ha detto il portavoce della Commissione. Il prossimo step sarà mercoledì 21 novembre, quando la Commissione darà le proprie opinioni, anche se gli esiti sono del tutto prevedibili, considerando che all’Italia erano state chieste modifiche «sostanziali», che non sono arrivate.
Le prime conseguenze della sfida gialloverde all’Ue già sono arrivate: la prima a intervenire è stata l’Austria ( il cui attuale governo di destra sembrava aver trovato un certo feeling coi sovranisti italiani). «L’Austria intende votare a favore di un’eventuale procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia», ha anticipato il ministro delle Finanze di Vienna, il popolare Hartmut Loeger: «Più che mai dobbiamo pretendere disciplina da Roma, non si tratta solo di una questione italiana, ma di una questione europea». Sulla stessa linea anche l’Olanda, che per bocca del ministro Wopke Hoekstra ha defi- nito «poco sorprendente ma molto deludente che l’Italia non abbia rivisto il suo piano di bilancio. Le finanze pubbliche italiane sono sbilanciate ed i piani del governo non porteranno ad una robusta crescita economica. Questo budget è una violazione del Patto di stabilità e crescita. Ora sta alla Commissione europea fare i passi successivi». Due paesi, dunque, si sono già schierati per la procedura d’infrazione e un terzo - la Germania - potrebbe seguire a breve. Per ora non ha parlato il ministro, ma il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann ( che è anche membro del Consiglio direttivo della Bce), secondo il quale: «Il governo italiano è legittimato ad aumentare la spesa pubblica, ma a condizione che non ne derivi un onere più elevato sul debito. È perfettamente legittimo che un nuovo governo stabilisca nuove priorità politiche ma nella misura in cui queste sono associate a spese aggiuntive, sarebbe consigliabile ridurre altre spese o aumentare le entrate».
Ad aggiungere il carico maggiore, siglando la rottura - netta quanto attesa - è stato il vicepresidente della Commissione responsabile per l’Euro, Valdis Dombrovskis, che ha definito la decisione del governo di non modificare il piano di bilancio «controproducente per l’economia italiana» : «Già ora, in percentuale, gli interessi sul debito pubblico sono una volta e mezzo più alti di un anno fa», ha scritto Dombrovskis in un tweet. L’impatto «è evidente anche nella disponibilità di finanziamenti e nel costo del credito per l’economia reale, che sta iniziando a danneggiare gli investimenti».
Eppure, il governo Conte non cambia rotta, imperturbabile sia agli avvertimenti che alle critiche. Anzi, il vicepremier Matteo Salvini sceglie l’ironia: «Ci sono dei grafomani a Bruxelles che mandano lettere e noi da persone educate rimandiamo altre lettere ma noi non ci muoviamo di un millimetro». Per ora, l’esecutivo regge sulla linea della fermezza, con Luigi Di Maio che aggiunge, flemmatico e sordo alle critiche delle opposizioni: «La procedura d’infrazione? Sono tre mesi che la invocano, non è una novità». Intanto, il paese sta bruciando ad uno ad uno gli step che portano alla prima procedura d’infrazione per debito della storia dell’Unione Europea, e chissà se la nave Italia sarà pronta ad affrontare la tempesta verso cui l’esecutivo gialloverde la sta inesorabilmente conducendo.