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L’aggressione ai danni dell’Ucraina ha provocato un grande sforzo militare da parte della Russia. Un impegno ingente anche in patria, dove dal 24 febbraio 2022 le misure per reprimere il dissenso contro una guerra ingiustificabile sono state ancora più stringenti.
Come non ricordare, per esempio, l’articolo 207.3 del codice penale sui cosiddetti “falsi militari”, inserito frettolosamente nel marzo di tre anni fa? Sono stati tanti i russi che per aver criticato le forze armate impegnate ad occupare il territorio ucraino hanno subito processi farsa, finendo in carcere. Tra questi gli avvocati Alexei Gorinov e Dmitry Talantov.
Gorinov è stato il primo cittadino russo ad andare dietro le sbarre (deve scontare in totale dieci anni in una colonia penale; la prima condanna è stata di sette anni alla quale se ne è aggiunta un’altra di tre anni nello scorso autunno, si veda Il Dubbio del 29 novembre 2024) per aver contestato l’operazione militare speciale, chiamandola con il suo vero nome: guerra. Una parola vietata nella Russia di Vladimir Putin.
L’opinione pubblica è tenuta sotto lo schiaffo e alcune leggi liberticide, che hanno sotterrato la libertà di opinione e la libertà di pensiero, servono al boss del Cremlino per avere un controllo pressoché totale sulla società russa ed evitare, per il momento, la nascita di una opposizione politica.
Il triste momento che sta vivendo la Russia è documentato da un report di Ovd-Info. L’organizzazione che si occupa di diritti umani ha redatto uno studio a tre anni dalla guerra di aggressione in cui si lancia un allarme rivolto alla comunità internazionale.
«Il terzo anno di guerra su vasta scala della Russia contro l'Ucraina – si legge nel documento - è accompagnato da una continua repressione politica all’interno del Paese. Nonostante il calo del numero di proteste contro la guerra su larga scala e l’aumento della censura, la pressione sulla società civile, compresi attivisti, avvocati, giornalisti e organizzazioni indipendenti, prosegue incessantemente. Le autorità continuano a utilizzare l’intero arsenale di strumenti repressivi: dai procedimenti penali per i “falsi” sull’esercito russo per screditare le forze armate alle punizioni extragiudiziali, tra cui licenziamenti, pressioni sui parenti dei responsabili delle contestazioni e rifiuto di rilasciare documenti. Inoltre, vengono adottate nuove leggi che ampliano i poteri delle forze di sicurezza e consentono un maggiore controllo sui dissidenti».
Svuotate le piazze – dimostrare a voce alta con cartelli e fischietti è troppo pericoloso -, la repressione del dissenso, rispetto ai primi mesi di guerra, avviene adesso con un controllo di internet e con una singolare forma di retroattività. Il social più monitorato dalle autorità russe è VK (oltre 200 milioni di utenti), fondato da Pavel Durov che è anche il padre di Telegram. Ma analoghe “attenzioni” non risparmiano neppure Telegram e YouTube. Centinaia di esperti sono stati “arruolati” per monitorare dalla mattina alla sera la rete. «Le autorità – evidenzia Ovd-Info - prestano particolare attenzione alla repressione contro le posizioni contrarie alla guerra su internet. La maggior parte dei procedimenti penali vengono avviati a seguito di pubblicazioni sui social network, spesso in relazione a post pubblicati diversi anni prima dell’inizio dell’azione penale. Continua la pratica di includere media indipendenti, organizzazioni per i diritti umani e singoli attivisti nei registri degli “agenti stranieri” e delle “organizzazioni indesiderate”. Le nuove restrizioni sull’uso delle Vpn (reti virtuali private, ndr) e il blocco di massa dei siti web rendono difficile l’accesso a informazioni indipendenti. Le forze di sicurezza stanno attivamente perseguitando non solo i cittadini russi, ma anche i prigionieri di guerra ucraini e i civili dei territori occupati. Molti di loro sono accusati di spionaggio, terrorismo o tradimento e vengono condannati a lunghe pene detentive».
Subito dopo il 24 febbraio 2022, le proteste di piazza contro la guerra di aggressione ai danni dell’Ucraina sono state represse con ben 20 mila fermi. Un numero che con il trascorrere dei mesi è sceso sempre di più. Le nuove leggi approvate hanno di fatto impedito ogni manifestazione di piazza. Nei tre anni di conflitto in Ucraina le forze di sicurezza hanno arrestato 856 persone per post contrari alla guerra o per aver pubblicato simboli collegati alla guerra, in modo particolare quelli con i colori della bandiera ucraina. Nel 2024 e fino al 17 febbraio scorso ci sono stati 82 arresti. La maggior parte di questi è avvenuta a Mosca (27) e San Pietroburgo (13 casi). «Ciò – scrive Ovd-Info - è probabilmente dovuto al fatto che queste città tendono a ospitare più proteste contro la guerra rispetto ad altre regioni. Altri otto arresti sono stati effettuati nella regione di Sverdlovsk».
In merito alle proteste contro la guerra, si è svolta a Berlino una conferenza stampa di Memorial. Nei giorni scorsi una delegazione dell’organizzazione russa insignita del premio Nobel per la Pace nel 2022 ha visitato Kyiv e altre città ucraine. Il cofondatore di Memorial, Oleg Orlov, imprigionato in Russia dopo lo scoppio della guerra e liberato in uno scambio di prigionieri nell’agosto scorso, ha auspicato la fine delle ostilità. Ha inoltre ricordato un incontro fatto nel suo viaggio in Ucraina: «Ho conosciuto una donna il cui marito è stato portato via da casa, torturato e poi ucciso. Il suo corpo è stato ritrovato poco tempo dopo. Era difficile per lei parlare con noi, me ne rendevo conto, ma parlava. Capì che, lei ucraina e io russo, non eravamo nemici».