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Le Filippine sono scosse da un avvenimento che sta provocando rabbia nell’opinione pubblica e sollevando feroci polemiche per come sono trattate le detenute madri.
È la triste vicenda che riguarda Reina Mae Nasino, un attivista per i diritti umani, che lavorava per il gruppo contro la povertà urbana Kadamay. Arrestata nel novembre 2019 insieme a due compagni, è stata accusata di possesso illegale di armi da fuoco ed esplosivi, reati che tutti e tre hanno sempre negato attribuendoli alla campagna di persecuzione contro gli attivisti di sinistra da parte del regime del discusso presidente Duterte.
Reina, che ha 23 anni, ha scoperto di essere incinta solo dopo la sua incarcerazione nel corso di una visita medica. Il 1 luglio di quest’anno è nata la sua bambina, River.
Il peso della neonata era basso ma nonostante ciò madre e figlia sono tornate nel carcere di Manila dove sono rimaste in una stanza riservata, allestita in fretta e furia.
Secondo la legge filippina un bambino nato in custodia può rimanere con la madre solo per il primo mese di vita, anche se si possono fare eccezioni. Una situazione ben diversa rispetto ad altri paesi dove è possibile per le detenute rimanere con i figli molto più a lungo. Inoltre la Convenzione di Bangkok dell’Onu prevede che a prevalere debba essere l’interesse del bambino.
È iniziata dunque una campagna di protesta per fare in modo che madre e neonata fossero liberate per farle stare insieme. Lo stesso ospedale di Manila dove era avvenuto il parto aveva raccomandato che non avvenisse la separazione per ragioni di allattamento.
Tutte le richieste sono state però respinte dalla direzione della prigione con varie motivazioni, alcune poco plausibili. Neanche quando si è assistito ad una crescita dei contagi da Covid in carcere la donna è stata liberata, e invano il National Union of Peoples Lawyers, un gruppo di assistenza legale che rappresenta la signora Nasino, ha presentato una serie di mozioni chiedendo il suo rilascio.
A questo punto è stato chiesto al Tribunale di consentire che almeno la bambina potesse rimanere insieme alla madre sebbene in una cella. Niente da fare in presenza con i detenuti, gli avvocati sono stati in grado di tenersi in contatto con la signora Nasino solo per telefono.
La salute della neonata è però rapidamente peggiorata, le richieste per la scarcerazione sono aumentate senza alcuna possibilità di successo, il 24 settembre River è stata ricoverata ma la settimana scorsa è morta a causa di una polmonite.
Martedì scorso il tribunale ha concesso alla detenuta una licenza di tre giorni per partecipare alla veglia e al funerale.
Ma la ferocia dei funzionari della prigione ha mostrato ancora una volta il suo volto e il rilascio è stato ridotto a sole tre ore per venerdì, il giorno della sepoltura di River.