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Tav? Oddio, e cosa c'entrerà mai il Treno ad alta velocità sula tratta Torino- Lione con il dibattito fissato per martedì e mercoledì prossimi al Senato sulla Tav stessa? Niente, in effetti. Il dibattito, con tanto di mozioni sottoposte al solenne voto del Parlamento, è in compenso un riflesso fedelissimo non solo dello stato confusionale in cui versano tanto la maggioranza quanto le opposizioni ma anche della concezione dello scontro politico che si è ormai imposta in Italia.
Tav lanciata Sui lavori della tratta Torino- Lione il dibattito e il voto, comunque vada a finire, non incideranno. Il governo ha già deciso. Per fermare i lavori bisognerebbe che il governo stesso, rinnegando la sua stessa scelta, sottoponesse al voto del Parlamento la denuncia di un trattato internazionale, quello con la Francia.
Nessuno ipotizza nemmeno per gioco un simile scenario, anche perché il voto del parlamento non autorizzerebbe la cancellazione del Trattato. L'M5S lo sa e infatti è stato ben attento, nello scrivere la mozione che verrà sottoposta al voto, che la medesima ' impegna il governo'.
A essere impegnato, ' eventualmente', sarebbe solo il Parlamento che però nella scelta di cassare di un trattato internazionale non ha voce in capitolo, salvo che a chiederlo sia appunto quel governo che neppure il voto a favore della mozione pentastellata ' impegnerebbe'.
Inoltre da due giorni Di Maio ripete a chiunque abbia voglia di ascoltarlo che non ci sono critiche di sorta, e tanto meno cali di fiducia, nel premier Conte. Cioè nel capo del governo che ha deciso di spiegare al colto e all'inclita che «fermare i lavori costerebbe molto più che completarl».
E' tesi diametralmente opposta a quella che sostiene il Movimento, il quale tuttavia non per questo se la sente di criticare Conte, nel quale ribadisce pienissima e incondizionata fiducia.
La politica italiana è abituata a sfidare la logica comune dando prova di una creatività immaginifica certamente degna di più alta causa. Ma questa vicenda è probabilmente destinata a fissare un picco che sarà arduo superare nei prossimi decenni.
Quel che preme ai 5S non è solo dimostrare alla base No Tav il proprio strenuo impegno al loro fianco. Quel miraggio c'è ma probabilmente lo stesso Di Maio si rende conto che si tratta di una missione impossibile: essere il primo partito a sostegno del governo che vara un'opera e passare per nemici inflessibili di quella stessa opera è proprio impossibile.
La strategia Di Maio Quello a cui mira Di Maio è in realtà imporre plasticamente l'immagine di quella Renzi definiva ' l'accozzaglia', costringere destra e sinistra, Lega, Fi e Pd, a votare insieme nella speranza, anche questa per la verità poco realizzabile, di rispolverare la leggenda, un tempo proficua, della destra e sinistra identiche e coalizzate contro il Movimento, unica forza estranea al corrotto sistema.
Questo giochino, tutto centrato sull'immagine di superficie e su una propaganda da social, è identico a quello messo in opera da Fi e Pd. Entrambi sono pro Tav, il primo da sempre, l'altro si è convertito in corso d'opera. Ma per assicurare la prosecuzione dei lavori non avrebbero alcun bisogno di presentare una loro mozione: basterebbe bocciare quella dei 5S e forse, per i motivi già citati, non sarebbe necessario neppure questo. Le mozioni sono studiate per far emergere e rendere più clamorosa possibile la spaccatura tra i due partiti di maggioranza.
La tattica del Carroccio La Lega però sa perfettamente che solo a parole si può fingere che una maggioranza possa votare in modo opposto su una questione determinante senza che questo sia di fatto una pietra tombale.
Dunque la Lega boccerà probabilmente la mozione dei 5S ma poi non presenterà alcuna mozione, si asterrà su quelle pro Tav, non è affatto escluso che scelga di uscire dall'aula per ridurre al minimo le armi dell'M5S, l'accusa di essere in combutta con il Pd. In questo modo, però, esporrà tutte le mozioni al rischio di bocciatura.
La conclusione sarebbe un Parlamento che abdica alla possibilità di esprimersi, sia pur in maniera non vincolante, su un tema centrale e delega ogni responsabilità all'esecutivo.
La sceneggiata, priva di effetti concreti sui lavori della Torino- Lione, si lascerà dunque dietro parecchie macerie. Quelle di una maggioranza la cui divisione insanabile, nonostante i giochi di prestigio, diventerà palese anche per i meno attenti. Quelle della centralità di un Parlamento che, al contrario, apparirà come superfluo e utile solo come arena propagandistica. Una succursale dei social media.