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Il carcere californiano di San Quentin
«Conosco questi uomini. Ho trascorso del tempo con loro, sono intelligenti, gentili e compassionevoli. Sono fratelli, padri e figli. Lasciarli ammalare e morire in questo modo è un fallimento morale». A parlare è il difensore pubblico della contea di Alameda (ACPD), in California, Brendon Woods. Il suo appello è arrivato in seguito alle notizie preoccupanti che arrivano dalla prigione di San Quentin, i casi di coronavirus tra i detenuti infatti hanno raggiunto la cifra di 600 a partire dal 26 giugno.
Le carceri dello stato contano attualmente 2.613 casi, di cui circa 1.350 riscontarti negli ultimi 14 giorni. Almeno 22 reclusi sono morti dall'inizio dell'epidemia. Tutto ciò mentre in California il contagio ha colpito 223mila persone e causato 5980 decessi. L’infezione, dopo un primo periodo di contenimento, ha ripreso a galoppare per le frettolose riaperture delle attività economiche e anche per le massicce proteste di strada dopo la morte di George Floyd. Complessivamente al 1 luglio negli Usa ci sono 2.670.000 casi e 127.681 morti secondo il conteggio della Johns Hopkins University.
In realtà il picco di contagi verificatosi a San Quentin ha ragioni precise. Il 30 maggio sono arrivati dal carcere di Chino, a sud est di Los Angeles, 121 internati, un trasferimento dovuto all’esplosione dell’epidemia che aveva già provocato 16 morti nella prigione. Fino a quel momento la situazione a San Quentin, zona di San Francisco, era relativamente tranquilla, poi l’emergenza. Ora è cominciata la caccia ai colpevoli, sembra infatti che i detenuti trasferiti non siano stati sottoposti a nessun test. Sotto accusa il Dipartimento per la correzione e riabilitazione ( CDRC) sotto la cui responsabilità ricade il vecchio penitenziario.
Per la senatrice democratica Nancy Skinner di Berkley «il processo di trasferimento di persone incarcerate da Chino, che aveva uno dei più alti tassi di infezione da COVID- 19, solleva seri interrogativi sulla gestione della pandemia». Eppure la California è uno degli stati che spende di più per la salute in carcere. Il bilancio pubblico del 1 luglio ha registrato una spesa di 13 miliardi di dollari per le 34 prigioni del territorio californiano che “ospitano” 114mila persone. Cifre enormi se paragonate a quelle del Texas che impiega poco più di 3 miliardi per servizi medici.
La diffusione del contagio è favorita dal sovraffollamento che colpisce diversi penitenziari. Una realtà che emerge da un rapporto dello stesso CDCR datato appena il 24 giugno: il carcere vedeva la presenza di 3.507 detenuti, ovvero il 113,8% rispetto la capacità totale di 3.082 posti. Diverse associazioni che si occupano dei diritti degli internati hanno presentato una petizione che fino ad ora è stata firmata da 10mila persone. Il documento è stato consegnato al governatore Gavin Newsom a cui viene chiesto il rilascio immediato dei prigionieri con almeno un anno di pena da scontare, dei detenuti più anziani ( a partire dai 60 anni) e con fragilità mediche. Inoltre viene chiesto di istituire procedure di libertà condizionale, con una preferenza per chiunque abbia meno di tre anni di carcere residuo.