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Nasrin Sotoudeh è risultata positiva al coronavirus pochi giorni dopo essere uscita di prigione. A renderlo noto è il marito dell’avvocato e attivista iraniana per i diritti umani, Reza Khandan, con un messaggio diffuso su Facebook in cui afferma che la donna avrebbe contratto il virus nel carcere femminile di Qarchak, dove era stata trasferita a ottobre dal famigerato carcere di Evin, a Teheran, «nonostante la sua grave malattia e debolezza», denuncia il marito. «Mercoledì scorso, durante l’incontro che ho avuto con Nasrin alla prigione di Qarchak, ha detto che il coronavirus si era diffuso nel suo reparto e che molti detenuti si erano ammalati. Ecco perchè aveva fretta di essere rilasciata», scrive Khandan denunciando le «condizioni disastrose» della prigione iraniana. L'attivista di 57 anni, debilitata da un lungo sciopero della fame interrotto a settembre dopo 45 giorni, è stata liberata sabato scorso con un permesso temporaneo. «Sono tornata a casa - ha scritto lei stessa su Facebook il 7 novembre - con un permesso per motivi medici per proseguire le mie terapie». Accusata di «propaganda sovversiva», Sotoudeh è detenuta dal 2018 dopo aver difeso una donna arrestata per aver protestato contro l’obbligo per le donne iraniane di indossare l’hijab. All’epoca le fu detto che, secondo i suoi avvocati, era stata condannata a cinque anni di prigione in contumacia per spionaggio. Nel 2019, è stata nuovamente condannata a 12 anni di carcere «per aver incoraggiato la corruzione e la dissolutezza».