Da Milano a Reggio Calabria, da Torino a Siracusa, passando per Napoli, Roma e Bologna. Non si riesce più a tenere il conto delle manifestazioni contro le nuove limitazioni previste dal governo che quotidianamente attraversano il Paese. Per qualcuno in piazza vanno solo solo camorristi, per altri si tratta di fascisti, altri ancora parlano di teppisti e ultras. Analisi verosimili ma allo stesso tempo comode, che riducono il conflitto sociale a questione di ordine pubblico, soprassedendo sulla disperazione di molte categorie di lavoratori, particolarmente colpite dall’emergenza. Ma in piazza c’è la piccola impresa italiana: ristoratori, baristi, commercianti, proprietari di palestre, imprenditori dello spettacolo. Tutti già seriamente provati dal lockdown di primavera, ora chiedono aiuto concreto allo Stato per evitare di finire sul lastrico. E insieme a loro, in piazza, ci sono loro dipendenti, quasi sempre precari, spesso in nero, per i quali non è previsto alcun paracadute in caso di schianto.

Napoli è in agitazione permanente da giorni. Ieri un nuovo presidio ha animato le strade cittadine. «Reddito di salute per tutti la crisi la paghino i ricchi», si legge scritto sugli striscioni, esposti anche da anche studenti, esponenti dei centri sociali, pensone che hanno perso o stanno perdendo un lavoro sommerso o a tempo determinato. «’ A salute e ’ a prima cosa, ma senza sorde nun se cantano messe», recita un altro slogan. Alla manifestazione avrebbe dovuto partecipare anche il sindaco Luigi de Magistris con una delegazione della sua Giunta. «Napoli nel bene o nel male è una polveriera, è una pentola a pressione, bisogna stare in quel corpo per capire», aveva annunciato il primo cittadino, prima di rinunciare alla piazza «per evitare strumentalizzazioni» . L’ex pm, infatti, più volte è stato accusato di fare il Masaniello in una situazione critica, soprattutto dai partiti di centrosinistra. E alla fine de Magistris ha desistito, forse anche condizionato dalle parole pronunciate dal procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho, che dichiara al Mattino: «La mobilitazione di duecento e passa motorini che seguivano il corteo e che hanno poi sferrato l’attacco alle istituzioni, dopo un segnale concordato, fa pensare a una regìa camorrista», dice de Raho, a proposito degli scontri di due giorni prima a Napoli. «Uno scenario in cui sono entrate in gioco altre forze, originariamente diverse, ma con la stessa carica eversiva, mi riferisco agli hooligan da stadio, a gruppi anarcoinsurrezionalisti o a estremisti di destra».

Ma anarcoinsurrezionalisti mischiati ai mafiosi o no, le proteste si diffondono a tutto il Paese. ASiracusa 300 persone hanno sfilato pacificamente per il centro della città chiedendo al governo interventi immediati.

A Torino è toccato ai tassisti, nel pomeriggio, manifestare contro «il mancato sostegno economico» conseguente alla pandemia. «Questa protesta è nata spontanemante», dicono i tassisti, «senza alcuna sigla sindacale. Siamo fermi e senza aiuti non ce la faremo ad andare avanti. Per non parlare dei rischi che corriamo, in un mestiere che per forza di cose è a contatto con la gente».

Presìdi anche a Cosenza e a Taranto la titolare di una palestra si è incatenata all’ingresso del suo locale, esponendo cartelli con su scritto: «Questo governo sta uccidendo lo sport! Non siamo attività di serie B. La lotta inizia adesso....». Manifestazioni di commercianti e di cittadini contrari alle nuove restrizioni a Milano, Bergamo, Genova, Avellino.

Qualche momento di tensione a Lecce, quando alcuni manifestanti provano a sfondare il cordone di sicurezza delle forze dell’ordine.

A guidare la protesta dei ristoratori bolognesi c’è invece l’ex grillino Giovanni Favia, oggi proprietario di vari locali sotto le due torri. «Siamo stanchi di venire presi come capro espiatorio», dice Favia. «Noi siamo le persone che portano avanti il Paese, al contrario di questi politicanti più che mai fuori dalla realtà», aggiunge l’ex grillino, prima di chiedere a tutti i bolognesi di unirsi alla protesta contro «le misure di Conte e il suo Governo scellerato, con mascherine e a debita distanza, come abbiamo sempre fatto nei nostri esercizi pubblici». E che la situazione rischi di sfuggire di mano è testimoniato anche dall’intervento diretto dei tanti sindaci e governatori che provano a farsi portatori delle istanze di piazza col governo. Come stefano Bonaccini, che chiede «indennizzi» immediati a Palazzo Chigi. E oggi la protesta continua.