Sopra le nostre teste il traffico è sempre maggiore. Non riguarda solo migliaia di aerei che si spostano in ogni parte del mondo in ogni momento. Ancora più su, nello spazio extra-atmosferico, si muovono satelliti che hanno migliorato le condizioni di vita di tutti noi e al tempo stesso accrescono gli interessi degli Stati con nuove implicazioni di carattere geopolitico.

In questo contesto, la comunità giuridica intende farsi trovare pronta e si è posta alcune domande. Per esempio, chi è responsabile se c’è una collisione fra satelliti? Come si regola lo sfruttamento commerciale dei corpi celesti per l’estrazione di terre rare e minerali dagli asteroidi o il prelievo di acqua ghiacciata dai poli lunari? Come si può evitare che lo spazio diventi una discarica di detriti, come reagire alla militarizzazione dell’orbita terrestre?

Non è fantascienza. Questi interrogativi, che rappresentano altrettante nuove frontiere del diritto, sono al centro di Euspil (EU Space Policy, International Law and Sustainability), il progetto Jean Monnet sulla politica spaziale dell’Unione Europea di cui è titolare Claudia Cinelli, professoressa di Diritto internazionale del dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Pisa e autrice del libro “La disciplina degli spazi internazionali e le sfide poste dal progresso tecnico-scientifico” (Giappichelli, 2020).

«Con l’aumento esponenziale di satelliti e missioni spaziali – spiega Cinelli -, l’importanza di un solido quadro normativo per le attività oltre l’atmosfera terrestre non è mai stata così centrale ed è necessario evitare che lo spazio diventi un “Far west” tecnologico, altrimenti rischiamo di compromettere la cooperazione internazionale e la sostenibilità per le generazioni future. In questo scenario, l’Unione europea può giocare un ruolo di guida per garantire standard condivisi e tutelare l’uso pacifico dello spazio».
Attualmente il diritto dello spazio extra-atmosferico si basa sull’Outer Space Treaty del 1967 arricchito da convenzioni come quella sulla responsabilità internazionale per i danni causati da oggetti spaziali (1972). La rapida evoluzione delle tecnologie e l’ingresso massiccio di attori privati, incluse le cosiddette “mega-costellazioni”, stanno però sollevando nuovi problemi che gli strumenti normativi vigenti non affrontano in modo dettagliato. «Il diritto internazionale nello spazio extra-atmosferico – spiega al Dubbio la professoressa Cinelli - è già stato codificato molti anni fa. Il primo trattato è del 1967, l’ultimo risale al 1979. Parliamo di un’epoca in cui le potenze spaziali erano prevalentemente due, gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica. Nel periodo della guerra fredda, questi trattati, nati sotto l’auspicio delle Nazioni Unite, hanno dato una prima base di regolamentazione che verte essenzialmente su un principio di libertà degli Stati nello spazio extra-atmosferico, in quanto spazio non appropriabile da parte di nessuno. Nessuno Stato può rivendicare sovranità su nessun corpo celeste. I trattati in vigore codificano attività spaziali pensate in un’epoca diversa. Da quegli anni ad oggi abbiamo assistito all'evoluzione delle tecnologie, con nuovi investimenti e nuove attività soprattutto da parte di attori privati. In passato, infatti, le attività erano principalmente condotte dagli Stati, oggi invece il ruolo dei privati è crescente e in alcuni casi dominante».
Il progetto Euspil si propone di esplorare una zona che potremmo definire “grigia” con un focus sulla prospettiva europea. E qui spicca il ruolo dei giuristi. Gli obiettivi sono di formare una nuova generazione di professionisti specializzati negli affari spaziali e di consolidare una rete di professionisti del diritto, policy-maker, autorità regolatorie e agenzie spaziali per garantire che l’ultima frontiera rimanga un luogo di cooperazione pacifica, senza trasformarsi in un nuovo terreno di scontro o di sfruttamento indiscriminato. Grazie a Euspil, l’Università di Pisa sarà tra le prime istituzioni accademiche in Italia ad offrire un insegnamento per gli studenti magistrali interamente dedicato al diritto internazionale e dell’Ue in materia di spazio, insieme a un ciclo di seminari aperti anche agli studenti di dottorato.

A partite dall’anno accademico 2025-2026, il dipartimento di Scienze politiche dell’ateneo pisano attiverà l’insegnamento in inglese “International Law, Outer Space and European Union”. La referente sarà proprio la professoressa Claudia Cinelli, che dal 2022 al 2023 è stata anche capofila del progetto internazionale "Advancing Responsible State Behavior in Outer Space", finanziato dal Massachusetts Institute of Technology-Italy Università di Pisa Seed Fund. Gli altri docenti dell’Università di Pisa impegnati nel progetto sono Giovanni Federico Gronchi del dipartimento di Matematica, Simone Marinai del dipartimento di Giurisprudenza, Simone Paoli e Sara Poli, entrambi del dipartimento di Scienze politiche. «Il ruolo dell’Università – conclude la professoressa Cinelli - deve guardare sempre più al futuro, offrire una formazione per professioni che potranno svilupparsi da qui a poco tempo e mandare nel mondo del lavoro laureati già con una solida formazione nel campo degli affari spaziali».