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Il destino di Zaniar Tondro, 18 anni, iraniano, è appeso a un filo. Le sue condizioni di salute sono gravi: dopo aver perso un occhio nelle proteste, ora rischia di perdere la vista anche dall’altro.
Scappato dal Kurdistan iraniano insieme alla famiglia, è riuscito ad arrivare in Grecia su una piccola imbarcazione. Rintracciato dalle autorità è stato rispedito in Turchia dopo un fermo di 48 ore, e ora si trova in un campo profughi a Mugla.
Zaniar è una delle tante giovani vittime del regime: durante le manifestazioni antigovernative che si sono tenute lo scorso ottobre a Piranshahr, provincia dell’Azerbaijan occidentale, le forze di sicurezza lo hanno colpito alla testa con ben 14 proiettili di plastica. «Uno dei pallini gli ha danneggiato il cervello e gli ha paralizzato il lato sinistro del corpo», denuncia su twitter l’attivista iraniana Masih Alinejad. Che dai social lancia un appello alla comunità internazionale per il rilascio di un visto medico agli iraniani feriti in fuga dal Paese.
«La situazione è grave e urgente. Nelle ultime ore Zaniar non riesce a ricevere cure e farmaci adeguati, e rischia di diventare cieco», spiega al Dubbio Shervin Haravi, avvocata e attualmente funzionario nella pubblica amministrazione. «Zaniar rischia di essere espulso e rispedito in Iran, e questo non deve accadere», ribadisce Shervin. Che insieme ad altri attivisti iraniani rifugiati in Italia e all’estero è impegnata in una campagna di sensibilizzazione per chiedere ai paesi europei di accoglierlo e garantirgli cure adeguate nei propri ospedali. Come è successo a Elaeh Tavaklian, una donna iraniana, madre di due bimbi, colpita all’occhio da un proiettile durante le proteste, che dopo giorni di sofferenza è riuscita ad arrivare in Italia per un intervento chirurgico all’ospedale San Raffaele di Milano.
Come riporta la testata IranWire, dall’inizio delle rivolte scoppiate in Iran in seguito alla morte di Masha Amini, la giovane curda uccisa dalla polizia morale a Teheran dopo essere stata fermata perché non indossava in maniera corretta l’hijab, sono centinaia gli iraniani che hanno riportato gravi ferite agli occhi. L’uso di proiettili pellet e di lacrimogeni sarebbe infatti sistematico da parte delle forze di sicurezza, e colpire agli occhi e alla testa farebbe parte di una precisa strategia di repressione. Medici e avvocati denunciano casi di traumi oculari, globi rotti, nervi ottici recisi e retine danneggiate. Tutti atti documentati che potrebbero configurarsi come crimini contro l'umanità.
Secondo gli attivisti per i diritti umani il bilancio delle vittime è di oltre 500 persone, e oltre 20mila sono state arrestate e trattenute in carcere per aver preso parte alle proteste. Almeno dieci i manifestanti condannati a morte dall’inizio delle proteste, e molti altri ora rischiano il patibolo a seguito di processi iniqui e sommari.