PHOTO
Sette anni fa il naufragio che indignò l’Europa venuta al capezzale di Lampedusa per dire «mai più». Invece di stragi e naufragi ce ne sono stati anche dopo. Tanti. Tantissimi. Il 3 ottobre 2013, a poche centinaia di metri dall’isola, a circa mezzo miglio, un barcone con a bordo 500 migranti è affondato provocando la morte di 368 uomini, donne e bambini. «Il 3 ottobre non è un giorno come tutti gli altri», è il titolo di un breve video diffuso in queste ore per ricordare ciò che avvenne in quell’alba tragica. Una iniziativa del Comune di Lampedusa e Linosa, ente capofila del progetto europeo «Snapshots from the Borders», che coinvolge 35 partner di 13 Paesi Ue (comprese 19 città e isole di confine, impegnate in prima linea sul fronte dell’accoglienza e dell’integrazione), con il sostegno di Uclg, organizzazione che riunisce le città, i governi locali e le associazioni municipali di tutto il mondo. Il video rievoca l’immagine di «mare calmo» per ribadire il valore della «memoria collettiva» di quella tragedia e sostenere la campagna «No More Bricks in the Wall» del progetto Snapshots affinché il 3 ottobre diventi Giornata europea della memoria e dell’accoglienza. Infine, un appello affinché «il Mediterraneo diventi un mare di pace», in linea con il percorso di dialogo internazionale intrapreso da Lampedusa. «Bisogna affrontare il tema dei flussi migratori entrando nel merito degli aspetti reali evitando di lasciarlo alle strumentalizzazioni della ricerca del consenso politico», sollecita il sindaco Totò Martello che ha lanciato una corona di fiori in mare, nel punto dove, a mezzo miglio dall’isola, è naufragato il barcone. «Oggi si ricordano i 368 morti del 3 ottobre a Lampedusa, ma si impedisce il soccorso in mare. Proprio la memoria dell’orrore che ho visto quel giorno di 7 anni fa rende penosa la celebrazione di morti che continuano a morire. La Memoria pretende l’azione per fermare le stragi», scrive su Twitter l’ex sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini. «Purtroppo assistiamo ancora a troppi "3 ottobre", giornate in cui persone di cui non sapremo mai il nome lasciano nel Mediterraneo le loro speranze. Dobbiamo cancellare i decreti Salvini, interrompere il blocco delle navi impegnate in operazioni di soccorso e aprire una seria trattativa con l’Europa sul tema dell’immigrazione», commenta il senatore Pietro Grasso (Leu) in un post su Facebook. «Perché soccorrere e accogliere chi è in pericolo in mare non è una scelta - aggiunge - ma un dovere morale e giuridico. E non c’è più tempo da perdere». Poco prima, davanti alla Porta d’Europa, si era celebrato un momento di preghiera interreligioso per ricordare la strage di Lampedusa e tutte le vittime delle tragedie del mare. Diverse decine di persone stamane si sono recate davanti al monumento che si affaccia al Mediterraneo e ricorda la naturale vocazione di Lampedusa a essere frontiera tra Africa ed Europa, ma anche istanza pressante, perché di questa vocazione si faccia carico l’intera Unione europea. Tutti con in mano mazzi di fiori da lanciare nel Mare Nostrum per non dimenticare, anche in questa Giornata nazionale della memoria e dell’accoglienza che si chiede diventi europea, quei morti e le ragioni di un impegno.