«La responsabilità finale per la morte di Aleksei Navalny è del Presidente Putin e delle autorità russe che lo hanno detenuto sulla base di accuse motivate politicamente e che hanno portato avanti contro di lui una campagna di intimidazione e maltrattamento costante mentre era in prigione», denuncia l'Alto rappresentante Ue, in un comunicato diffuso in occasione del quarto anniversario del «tentativo di assassinio» dell'oppositore. Navalny era stato avvelenato con il Novichok bandito, sottolinea in un comunicato, dalla Convenzione sulle armi chimiche a cui la Russia aderisce.

Il tentativo di omicidio, seguito dal rientro di Aleksei Navalny in Russia «ha accelerato una spirale di misure motivate politicamente contro di lui», che hanno portato alla sua morte «prematura e ancora non totalmente investigata e chiarita morte in una colonia penale a regime penale lo scorso febbraio», si legge ancora. «Insieme ai suoi partner, l'Ue continuerà a ripetere le sue richieste alla Russia di aprire una inchiesta sul tentativo di assassinio in piena trasparenza e senza ulteriore ritardo, e di cooperare pienamente con l'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche per garantire una inchiesta internazionale imparziale. «La sua tragica morte non deve sollevare la Russia dai suoi obblighi a fornire risposte alle domande poste dalla Convenzione sulle armi chimiche».