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«Le persone mi chiedono com'è la mia vita. La mia vita è lavoro. Ma non si tratta di un lavoro, si tratta di una lotta».
Sono le parole di Edward Snowden la “talpa” più famosa del mondo dai tempi della “gola profonda” nel caso Watergate.
Snowden nel 2013 era un impiegato della Cia e fece scoppiare lo scandalo del Datagate, rivelò come la Nsa (National Security Agency) spiava praticamente tutti i paesi e i governi del mondo.
Da quel momento la sua fu una vita in fuga, chiese asilo a 21 paesi che rifiutarono di accoglierlo, grazie a WikiLeaks riuscì a riparare in Russia dove risiede attualmente ed è presidente della Freedom of the Press Foundation. Una vita da esiliato dunque, dedicata a istruire le persone su come il controllo tecnologico influenzi la vita delle persone e delle democrazie.
Snowden è stato intervistato dal quotidiano La Repubblica e ai cronisti ha spiegato come uno dei paesi più spiati, e sotto “tutela” sia proprio l’Italia.
Ecco cosa racconta Snowden: «gli Stati Uniti vogliono essere in grado di influenzare la direzione futura in cui si muove l'Italia…», questo controllo si esplica sia a livello politico che finanziario. Il peggio è che i cittadini italiani non hanno nessuna tutela legale, lo spionaggio si muove ad un livello talmente pervasivo e mimetico che nessun giudice, giornalista o politico può minimamente opporsi.
In questo senso Snowden ricorda il rapimento dell’Imam di Milano Abu Omar avvenuto il 17 febbraio del 2003, una delle cosiddette “extraordinary rendition” Abu Omar fu prelevato e trasferito in Egitto in un’operazione congiunta di Cia e Sismi.
Imprigionato e torturato per quattro anni, senza prove, il religioso fu poi scarcerato e la sua detenzione venne dichiarata infondata.
Per quella vicenda furono incriminati i massimi responsabili della Cia in Italia oltre che a diversi funzionari dei servizi italiani. Snowden ricorda come alla Cia «erano arrabbiati per quell'operazione, infastiditi per le indagini, ma la cosa divertente era che non erano preoccupati perché avevano violato i diritti umani, quello per cui erano arrabbiati era che i ragazzi della Cia erano stati così sciatti!».
Perché di una cosa erano sicuri: gli italiani non avrebbero fatto niente, nel nostro paese nessuno gli avrebbe messo i bastoni tra le ruote.
E’ da tutto questo che nasce la decisione di impedire che episodi come questo si ripetano. «Siamo lasciati in un mondo in cui ci troviamo di fronte a una domanda – concludeSnowden -: come riprendiamo il controllo in un mondo in cui la legge ci ha deluso?».