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Venezia è in ginocchio, con l’acqua alta che ha invaso la cripta della cattedrale di San Marco rovinando i suoi tesori, ma anche case, hotel e negozi, con vaporetti e barche di ogni dimensione finiti in fondo alla laguna o arenati.
Nel tardo pomeriggio di ieri anche il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, si è recato in città per affrontare «la situazione di emergenza drammatica», mentre il sindaco Roberto Brugnaro ha chiesto di «ripartire fornendo soluzioni e facendo squadra: dobbiamo difendere la città, il Mose va finito e vogliamo partecipare alla gestione del sistema di barriere mobili, inserendolo in un piano più generale».
Proprio il Mose e il fatto che l’opera ancora non completata non abbia protetto la città è al centro di una aspra polemica tra il sindaco che vuole ultimarla e gli ambientalisti da sempre contrari. Il governatore del Veneto Luca Zaia ha parlato di «scenario apocalittico su Venezia e tutto il litorale», mentre il patriarca della città, Francesco Moraglia, ha raccontato di «danni irreparabili alla Basilica di San Marco, perché l’acqua che la invade è salata e quindi distrugge soprattutto quando si asciuga nella parte bassa dei mosaici e pavimenti».
I parlamentari veneti si sono mobilitati e il cordoglio per il disastro della città lagunare è arrivato da tutti i partiti politici. Intanto, i veneziani contano i danni, si sono già rimboccati le maniche e sono impegnati a spazzare e pulire gli ambienti dai quali l’acqua si èa momentaneamente ritirata. Il Centro maree ha indicato il prossimo picco per le 23,35 di ieri a 120 centimetri, e quello successivo per oggi alle 10,50 ( 135 cm). Molto meno dei 187 centimetri di due giorni fa, che hanno acceso il faro di tutto il mondo sulla Serenissima ferita.