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«Non posso più tollerare ciò che sento, ciò che ho letto su di me negli ultimi mesi. Pensavo non mi importasse, ma no, in realtà mi importa. Tutto questo mi ferisce, peggio, mi spegne». Recita così la prima parte della lettera aperta, pubblicata in esclusiva sul quotidiano Le Figaro, con la quale l’attore francese Gérard Depardieu rompe il silenzio e si difende dalle accuse di violenze sessuali mosse contro di lui dall’attrice Charlotte Arnould e da altre 14 donne.
«Oggi non posso più cantare Barbara (la grande cantautrice francese morta oltre 20 anni fa a cui Depardieu, amico di una vita, ha dedicato uno spettacolo, ndr) perché una donna che voleva cantare Barbara con me mi ha accusato di stupro. Voglio finalmente dirvi la mia verità. Non ho mai, assolutamente mai, abusato di una donna. Fare del male a una donna sarebbe come prendere a calci la pancia di mia madre», scrive l’attore.
«Una donna è venuta a casa mia una prima volta, e con il passo leggero, è salita di sua spontanea volontà nella mia stanza. Oggi dice di essere stata violentata. È tornata una seconda volta. Non c'è mai stata coercizione, violenza, protesta. Voleva cantare con me le canzoni di Barbara al Cirque d'Hiver. Le ho detto di no - prosegue -. Lei mi ha denunciato». «Allora dicono che era sotto la mia influenza. Ma lo siamo tutti – protesta l’attore -. Io stesso subisco l'influenza di qualcosa: del mio Dna, della mia famiglia, della società, dei soldi, dello spettacolo, dell'alcol, del cinema, di tutto questo che ha creato la mia natura. Se era sotto scacco, lo era di se stessa, di certo non di me».
«Per tutta la vita sono stato un provocatore, sopra le righe, qualche volta volgare. Ho fatto spesso ciò che nessuno osa fare: testare i limiti, far vacillare certezze e abitudini, e su un set tra due riprese, tra due momenti di tensione... ho riso e fatto ridere. Non tutti hanno riso. Se, pensando di vivere il presente intensamente, ho ferito o scioccato qualcuno, non ho mai pensato di fare del male e vi prego di scusarmi se mi sono comportato come un bambino che vuole far ridere la platea. Ma non sono uno stupratore, né un predatore. Sono soltanto un uomo... ma sono anche una donna, che canta e che canta una donna, Barbara», scrive ancora Depardieu dopo le contestazioni di militanti femministe durante gli spettacoli.
«Vedere concerto dopo concerto degli estremisti che senza riguardo brandiscono dei cartelloni calunniosi, che macchiano, vandalizzano e interrompono urlando le canzoni di Barbara, è come seppellire di nuovo questa donna fortemente femminista. Ormai non possono più far sentire la sua voce. Nel tribunale mediatico, per il linciaggio che mi è riservato, non mi resta che la mia parola da opporre», conclude la lettera, che ha subito scatenato la reazione dell’avvocata Carine Durrieu-Diebolt, difensore di Arnould.
«Sono scioccata e indignata perché il signor Depardieu dice di dire la verità, ma non è certo la verità accertata dai tribunali», spiega l’avvocata a France Info. «Il signor Depardieu non è il “protettore” delle donne che finge di essere, dice di non essere uno stupratore, né un predatore, ma sarà la giustizia a stabilirlo». Depardieu è stato incriminato per violenza sessuale nel dicembre 2020, senza che fossero applicate misure nei suoi confronti. Ma la denuncia dell’attrice Arnould, che aveva 22 anni all’epoca dei fatti (Depardieu 70), risale al 2018. «Leggendo la lettera si ha l’impressione che si trattasse di una donna sconosciuta», spiega ancora la legale, ma se aveva accettato l’invito dell’attore è perché si conoscevano. Charlotte infatti è «la figlia di un amico di Depardieu che lui prendeva in braccio quando era piccola, quindi c’era un legame di fiducia e di paternità nei suoi confronti», e lei di certo non si aspettava atti sessuali «commessi a sorpresa», dice l’avvocata parlando di un video che proverebbe la versione della propria cliente.