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"Il neodiritto di Palazzo Chigi non nasconde tentativi autoritari. L'attuale presidente del Consiglio e' persona prudente non estremista" ma questo periodo critico di passaggio "gli ha fatto balenare la possibilità di fare ii primo attore" e di "poter entrare nella storia". Lo sostiene in un intervento sulle colonne del Foglio il costituzionalista Sabino Cassese, secondo il quale nel rapporto tra Stato e regioni, Protezione civile e la sanità e il più generale tema della comunicazione c'è "un vero e proprio conflitto tra forze politiche sull'interpretazione della Costituzione" riguardante "calamità che richiedono mezzi e poteri straordinari per limitati e predefiniti periodi" su cui ci si deve interrogare. Ovvero, dice Cassese, se la pandemia "ha un tempo predefinito o predefinibile", per poi asserire che "il Parlamento e persino il governo nella sua collegialità ha accavallato dpcm, ordinanze, regolamenti, circolari, Faq, confondendo le idee invece che chiarirle" e "ha confuso chiarezza e trasparenza con verbosità, più preoccupato di elencare quel che i cittadini non possono fare che di organizzare quello che lo Stato deve fare". E "il capitolo della comunicazione è stato carente". Poi Cassese scrive che aver affidato la risposta all'epidemia alla Protezione civile invece che alla Sanità ha "provocato conseguenze dannose, alle quali ora si sta cercando di porre riparo. Penso che sia stata scelta una interpretazione errata alla funzione del decreto legge scavalcando lo stesso governo come organo collegiale" e che "non si sia rispettato l'equilibrio tra poteri costituzionali". E "ritengo che l'accentramento su Palazzo Chigi, invece che sul governo nella sua collegialità, sia un precedente di cui altri domani potrebbero valersi".