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Tornano a salire i contagi per il coronavirus in Italia: nelle ultime 24 ore ne sono stati registrati 282, rispetto ai 129 di martedì. Scendono invece di qualche unità i decessi, passando da 15 a 9. L'epidemia, che nel nostro Paese ha fatto segnare oltre 245mila casi e 35mila morti, non si arresta. Focolai sono stati individuati in diverse aree, dal riminese, dove ci sono 9 casi tra cittadini senegalesi che vivono in un residence, alla provincia di Savona. I positivi correlati al cluster del ristorante di sushi del capoluogo ligure sono saliti a 66, 10 in più: 55 sono clienti o loro contatti risultati positivi, a cui si aggiungono otto dipendenti dell'Asl e tre operatori sanitari. Sono stati eseguiti circa 1700 tamponi e 1580 persone sono in isolamento cautelativo; cinque ospedalizzati, ma in buone condizioni. Solo tre regioni, Puglia, Abruzzo e Valle d'Aosta, a cui si aggiunge la Provincia autonoma di Bolzano, nelle ultime 24 ore non hanno registrato nuovi casi. In Lombardia, i positivi sono circa 9mila, di cui 2mila 'debolmente' e costretti all'isolamento, secondo le linee guida del ministero, nonostante siano passati due mesi dalla comparsa dei sintomi. All'attacco del Nord è andato il presidente campano Vincenzo De Luca. "Quando noi chiudevamo, in altre parti d'Italia si facevano iniziative pubbliche: 'Milano non si ferma', 'Bergamo non si ferma', 'Brescia non si ferma'. Poi si sono fermati a contare le migliaia di morti. Non le centinaia, le migliaia di morti", l'affondo di De Luca, "non c'è bisogno di andare a Milano, oggi come oggi gli ospedali più sicuri sono in Campania, tanto per essere chiari". Intanto, un nuovo tassello sull'origine dell'epidemia è stato posto grazie al lavoro di un gruppo di ricercatori italiani su 59 sequenze del virus. Di queste, 58 sono della stessa famiglia, una no, ed è stata isolata a Padova. "Non sappiamo da dove sia arrivata, e non sappiamo nemmeno se si sia diffusa, perché può anche essere che sia arrivata da un contesto in cui l'infezione non era particolarmente marcata. È la prima volta che abbiamo trovato qualcosa che non sia parente del virus che riteniamo ci sia arrivato a fine gennaio dalla Germania", ha spiegato Massimo Galli, direttore delle Malattie infettive all'ospedale Sacco di Milano, "questa sequenza somiglia vagamente a quella dei due famosi coniugi cinesi curati allo Spallanzani, che però fortunatamente erano cattivi diffusori, non hanno lasciato una scia di infezioni in Italia. Questo signore, assolutamente veneto per nome, cognome e storia personale, aveva un virus che somiglia a quello dei signori cinesi, che però per Padova non sono mai passati".