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Con una sentenza emessa giovedì pomeriggio, le Sezioni Unite penali dellaCassazione hanno statuito la non estendibilità dei princìpi espressi nella pronuncia resa nel caso Contrada dalla Cedu a soggetti che si trovino nella medesima posizione ( ossia siano stati condannati per concorso esterno in associazione di tipo mafioso per fatti commessi prima dell'ottobre 1994), ma non siano risultati personalmente vittoriosi a Strasburgo, sull'assunto che la sentenza della Cedu sul caso Contrada non possa considerarsi espressione di una giurisprudenza europea consolidata.
Le Sezioni Unite erano state investite della questione nel marzo scorso dalla Sez. VI penale della Suprema Corte, a fronte di un ravvisato contrasto sul punto fra le Sezioni semplici della Corte stessa.
Il cui massimo consesso ha ora, dunque, rigettato il ricorso presentato da Stefano Genco, assistito dall'avvocato Stefano Giordano.
«Rispettiamo la decisione della Suprema Corte», ha dichiarato l'avvocato Giordano, «ma riteniamo che essa violi il più elementare diritto dei cittadini, ovverosia quello all'uguaglianza e alla parità di trattamento: questioni identiche, infatti, sono state decise dalgiudice italiano in maniera differente. La questione della natura consolidata della giurisprudenza europea è stata ormai superata sia dalla nostra Corte costituzionale, sia dalla Corte europea in più pronunce.
Inevitabilmente, pertanto, non appena depositate le motivazioni della sentenza della Corte di Cassazione, procederemo con il deposito a Strasburgo di ricorsi ( nell'interesse del Genco e/ o di numerosi altri soggetti che si trovano nella medesima condizione) volti a denunciare la lesione del principio di uguaglianza e diverse altre violazioni convenzionali. Purtroppo, ancora una volta, lo Stato italiano non solo commette gravi violazioni della Cedu, ma le reitera, con danno rilevante per tutti i cittadini e contribuenti italiani», ha concluso il legale.