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«Ti insegnerò la morale, ti insegnerò l’onore, ad amar la patria e la bandiera», scriveva qualche anno fa Edoardo Bennato sbertucciando gli ottusi maestrini del nazionalismo.
Difficilmente Emmanuel Macron avrà ascoltato i versi del cantautore napoletano quando sono iniziate le discussioni sulla grande riforma del sistema scolastico francese che da lunedì è entrata ufficialmente in vigore; ma le anticaglie da Terza Repubblica contenute nei suoi precetti farebbero pensare il contrario.
Una riforma che colpisce soprattutto per i suoi aspetti simbolici, quasi più ingombranti della sua sostanza che pure è oggetto di aspre critiche da parte degli insegnanti, sul piede di guerra contro il nuovo “Bac”, l’esame di maturità.
Tutti gli alunni, dalle materne ai licei hanno trovato in aula la bandiera tricolore, il motto della Rivoluzione “libertà, uguaglianza e fraternità” e i versi della Marsigliese che i docenti sono invitati a far cantare come spiegano le circolari del ministero.
Certo, nelle classi troneggerà anche la bandiera dell’Unione europea per ricordare al mondo che la Francia non è più in guerra con la Prussia, e l’allargamento dell’obbligo scolastico ai bambini di tre anni è stato salutato da tutti, ma di sicuro la strizzata d’occhio ai venti nazionalisti che soffiano forti anche in Francia susciterà sicure e virulente polemiche.