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È bufera sullo spettacolo “C’è Grillo” andato in onda ieri sera su Rai 2 e costato alla Rai oltre 30mila euro per uno share che si è fermato poco sopra il 4%. La somma sarebbe parte dei diritti che viale Mazzini avrebbe corrisposto alla “Marangoni spettacoli”, ovvero all’agente storico di Beppe Grillo, per l’uso di vecchi filmati del comico genovese. Il vicepremier leghista Matteo Salvini prova a sorzare le polemiche: «Sono sicuro che li darà in beneficenza. Penso che non abbia bisogno di 30mila euro».
Ma se Salvini minimizza, il grillino Gialuigi Paragone “rivendica” il diritto di Grillo di beneficiare dei diritti: «Purtroppo la storia non si può cambiare, e se Beppe Grillo ha contribuito a scrivere un pezzo di televisione italiana non vedo perché non debba essere inserito come altri in un programma che ne parla. Il resto solo polemiche inutili, in particolare quella sul diritto d’autore, a meno che non decidano di cambiare la legge ad personam».
Esulta invece Di Battista: «Non vedo l’ora di vedere finalmente Grillo in Rai. Dopo che la censura l’ha fatto cacciare, oggi dei nuovi censori tentano disperatamente di rimettere il bavaglio allo stesso Grillo di allora, visto che il materiale d’archivio che andrà in onda questa sera non riguarda minimamente il Beppe Grillo legato al M5S». Decisamente diversa l’opinione dei dem: «Se Grillo fosse stato coerente avrebbe dovuto rinunciare allo show su Rai Due e non solo al compenso economico», dice Roberto Morassut. «Il fatto che gli sia riservato un programma come artista non desta scandalo in sé. Quello che non va bene è che egli vada in prima serata in un momento nel quale egli viene percepito come leader politico e capo del partito di maggioranza relativa». La consigliera Rai in quota Pd, Rita Borioni, spiega invece che «i diritti d’autore non si possono non pagare, fa parte delle cose». E poi: «Sapevo che si trattava di materiale di repertorio ma è chiaro che lui, come immagino tutti gli altri, prenda i diritti. Fa parte della normalità. La Rai non può non pagarli».
Un messaggio decisamente in linea con quello ufficiale dell’azienda: «Per il format di Rai2 “C’è”, così come per tutti i programmi simili, la Rai versa il dovuto per la cessione in licenza dei diritti di diffusione televisiva».