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A Hezbollah rescue worker stands on the rubble of destroyed buildings at commercial street that was hit Saturday night by Israeli airstrikes, in NAbatiyeh town, south Lebanon, Sunday, Oct. 13, 2024. (AP Photo/Mohammed Zaatari)
Seppur con cautela l’espressione era stata utilizzata giovedì scorso dal ministro della Difesa italiano Crosetto; oggi è stata rilanciata in modo decisamente più assertivo dal segretario generale dell’Onu Guterres: «L’attacco israeliano alla missione di pace Unifil nel sud del Libano è un crimine di guerra».
E sulla vicenda sono intervenuti anche i ministri degli Esteri di Francia, Germania, Italia e Regno Unito i quali chiedono a Tel Aviv di «cessare immediatamente» gli attacchi alle basi dei caschi blu. La presidente del consiglio Giorgia Meloni, che come rivela Il Messaggero con ogni probabilità volerà in Medio Oriente domani stesso, tra i capi di Stato e di governo alleati di Israele ha assunto la posizione più dura nei confronti del governo Netanyahu definendo «inaccettabili» le aggressioni al contingente Unifil che conta circa mille militari italiani.
Una linea spostata anche dall'Alto Rappresentante dell'Ue Josep Borrell il quale ribadisce che «Unifil non se ne va dal Libano», come invece aveva intimato pochi giorni fa il governo di Tel Aviv. Da parte loro le forze di difesa israeliane (Idf) in una nota sostengono che «i raid degli ultimi giorni sono diretti solo contro Hezbollah e le attività delle truppe non hanno come obiettivo le postazioni, le forze o alle infrastrutture Unifil». La cronaca, però, racconta di un nuovo episodio avvenuto in mattina con i tank israeliani che sono penetrati ancora all’interno delle basi.
Mentre continua il braccio di ferro diplomatico tra Israele e le Nazioni Unite, sul terreno infuria la guerra. L’ esercito israeliano ha riferito che un drone di Hezbollah ha ucciso domenica quattro soldati di stanza in una delle sue basi settentrionali, mentre ampliava i suoi bombardamenti sul Libano e le truppe combattevano i miliziani sciiti oltre confine. L'attacco a un campo di addestramento militare a Binyamina, vicino a Haifa, è stato l'assalto di questo tipo più violento nei confronti di una base israeliana dallo scorso 23 settembre, quando Israele ha aumentato incrementato l’offensiva contro le milizie del Partito di Dio. L'attacco di Hezbollah è stato una risposta agli ultimi raid dell’Idf che, secondo il ministero della Salute libanese, hanno ucciso almeno 22 persone nel centro di Beirut.
Se in Libano Israele e Hezbollah si preparano a un lungo e sanguinoso conflitto, non cessano le operazioni dello Stato ebraico nel nord della Striscia di Gaza. Le autorità sanitarie dell’enclave palestinese hanno aggiornato a 15 il bilancio delle vittime dell’attacco israeliano di domenica su una scuola utilizzata come rifugio per gli sfollati. Sarebbero tutti civili, alcuni avrebbero perso la vita per l’incendio delle loro tende che si trovavano nel cortile della scuola, non è chiaro se direttamente per l’attacco o per l’esplosione secondaria di combustibile..
Sulla situazione nel nord della Striscia e il mancato arrivo di cibo per quasi due settimane nella zona - dove da oltre una settimana Israele ha ripreso i combattimenti contro i tentativi di Hamas di riorganizzarsi - si è fatta sentire anche la vice presidente Usa, Kamala Harris. «Israele deve fare urgentemente di più per facilitare il flusso di aiuti a chi ne ha bisogno. I civili devono essere protetti e devono avere accesso a cibo, acqua e medicine. Il diritto umanitario internazionale deve essere rispettato», ha affermato la candidata democratica alla Casa Bianca.