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Gli avvocati francesi scioperano contro il nuovo regime previdenziale voluto dal governo: fine della cassa forense e dei contributi separati. I contributi passeranno dal 14 al 28%: «E’ una sentenza di morte per centinaia di studi legali», tuona la presidente del Consiglio nazionale degli ordini forensi. FRANCIA
Non capita tutti i giorni di vedere le toghe degli avvocati sfilare lungo i boulevard parigini intonando ruvidi slogan contro il governo. Stavolta però lo scontro non poteva essere evitato: la riforma del sistema previdenziale francese concepita dall’ “alto commissario” alle pensioni Jean- Paul Delevoye ( un fedelissimi del presidente Macron) colpisce infatti il cuore della professione.
In particolare eliminando la cassa forense e quindi il regime contributivo autonomo, una “rivoluzione” che toccherà diverse categorie professionali ( infermieri, fisioterapisti, trasportatori, assistenti di volo) del settore privato, assimilando tutti i regimi al nuovo sistema universale.
Il problema è che la fine dei regimi autonomi si traduce in un radicale aumento dei contributi, che passano dal 14% al 28%, e in un drastico taglio della pensione netta, associata a quella dei dipendenti pubblici. Così, migliaia di legali hanno risposto all’appello del Consiglio nazionale degli ordini ( Cnb) scendendo in piazza in decine di città per una giornata di sciopero generale.
“Pensione più cara, giustizia precaria” recita il grande striscione che apre il corteo parigino con in testa proprio loro, gli avvocati, avanguardia naturale del movimento di contestazione contro la riforma Delevoye. Sabato avevano manifestato i lavoratori della Ratp, la società che gestisce il metrò della capitale, anche loro colpiti dalla riforma. Una prova di forza riuscita quella di ieri con percentuali bulgare di adesione allo sciopero, in attesa dell’incontro che avverrà oggi con il “mister- pensioni” voluto da Macron e con la ministra della giustizia Nicole Belloubet.
Christiane Féral- Schuhl, presidente del Cnb, denuncia in un’intervista al settimanale Le Point un attacco senza precedenti alle libere professioni che avrà conseguenze gravissime, in particolare per i professionisti più giovani e meno abbienti: «Raddoppiare i contributi equivale a una sentenza di morte per centinaia di studi legali che saranno costretti a chiudere o a licenziare una parte dei loro dipendenti.
In media i 70mila avvocati francesi subiranno un calo del loro potere d’acquisto del 15%. I colleghi che hanno appena iniziato la professione avranno un aumento dei contributi dell’ 80% mentre i 200mila studenti iscritti alle facoltà di diritto saranno scoraggiati da intraprendere questo lavoro. Insomma, una riforma che renderà il nostro lavoro molto più fragile e precario. Il che è assurdo perché gli avvocati non costano nulla al contribuente e ogni versano più di ottanta milioni nella casse dello Stato».
Macron e il premier Edouard Philippe sembrano determinati ad andare avanti con la riforma noncuranti delle contestazion, ma l’autunno è appena cominciato e, dai primi segnali, si annuncia caldissimo per il governo. Anche perché, chi prima di Macron ( vedi Juppé nel 1995) ha toccato il dossier delle pensioni non ha fatto una bella fine.