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"Non ci piegheremo, non ci faremo sottomettere, non ci faremo annettere e difenderemo con orgoglio la storia di questi 4 anni", dopo l'abbandono del ministro Andrea Costa e del sottosegretario Cassano, il leader di Ap Angelino Alfano prova a suonare la carica consapevole del fatto che "ci attendono mesi faticosi, nei prossimi giorni lo scontro si alzerà, ci sarà ancor più violenza nei nostri confronti e potremo avere qualche altra defezione e immagino anche chi potrà prendere altre direzioni - ha aggiunto -. Di questo mi interessa poco perchè da settembre scenderà in campo la squadra titolare, quella che affronterà le prossime elezioni e che sarà composta da chi crede nei nostri ideali". Insomma, un Alfano che si sente accerchiato - dalle manovre verso il centro di Berlusconi e di Renzi - ma che vuol vendere cara la pelle: "Ci uniremo - dice - con chi vorrà condividere il nostro progetto. Andremo avanti per il bene dell'Italia, che ha bisogno di un centro indipendente e autonomo, forte e coraggioso che in questi anni siamo riusciti a rappresentare e siamo convinti di poter continuare a rappresentare anche negli anni a venire". L'Italia "corre il rischio di finire in mano a destre mistiche che ci portano fuori dall'Europa a dilettanti che stanno esponendo le citta' che stanno amministrando a delle figuracce", dice Alfano, per questo "abbiamo bisogno di vaccinare l'Italia dagli estremisti e dai dilettanti allo sbaraglio. Abbiamo bisogno di un vaccino politico quello della moderazione" ha aggiunto, perchè oltre "alla ruspa" e "alla rottamazione" c'è "un'area che fa riferimento al buon senso che desidera costruire un Paese diverso e migliore e noi ne siamo la rappresentazione fisica". E ancora: "Lo dico con tutta la serenità nel cuore - ha spiegato il ministro - Abbiamo avuto anni molto complessi e difficili. Abbiamo subito e stiamo subendo un pestaggio mediatico. E io avendo guidato questa comunità ho pagato il prezzo più alto, è fisiologico". Poi il finale in crescendo: "Non mi occupo di chi ci ha lasciati ma di chi ci ha sostenuto, non di chi è andato via ma di chi è rimasto e di chi potrebbe venire. Non abbiamo mai cambiato partito, ne' ideali. Quando hanno chiuso il nostro partito, il Popolo della libertà, ne abbiamo fondato un altro correndo dei rischi. Siamo autonomi", ha poi ricordato. "Silvio Berlusconi e Matteo Renzi "sono pronti a mettersi insieme perche' non c'e' un solo sondaggio che dica che qualcuno di loro abbia la maggioranza", ha spiegato Alfano. "Se gli italiani hanno già deciso che nessuno di loro merita la maggioranza - ha aggiunto - bisognerà dire con grande chiarezza che occorrerà fare delle coalizioni". E proprio ieri il Corriere ha pubblicato un sondaggio secondo il quale il M5S resta il primo partito (27,6%) ma cala e la soglia del 30% si allontana. In discesa anche il Partito Democratico, con il 26,9%. I dem perdono lo 0,9% rispetto all'ultima rilevazione, tutto a vantaggio degli scissionisti di Articolo 1 che registrano un incremento dello stesso valore. "Segno che i cugini separati di D'Alema e Bersani (in attesa che il tentativo di Pisapia prenda una forma) sono in grado di erodere qualche consenso", scrive il Corriere. La performance migliore è di Forza Italia che cresce dello 0,8% e pareggia la Lega di Salvini a quota 15,1%. L'attivismo di Berlusconi può aver dato i primi frutti, non solo in Parlamento — dove da qualche giorno si registrano spostamenti verso l'area di FI — ma anche nell'opinione pubblica. Fanno un balzo anche Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni (+0,7%), mentre la Lega è stabile (+0,1%) e Ap di Alfano è al 2%.