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Primo ottobre 2017, «La nottata è trascorsa senza incidenti rilevanti: un’aggressione personale in un paese dell’interno e l’attacco a una macchina di TV3 ( la televisione catalana)». È il giorno in cui si svolge il referendum per l'indipendenza della Catalogna, la descrizione di un momento storico carico di tensione in una parte importante dell'Europa, quella Spagna che si trovò di fronte ad un'aspirazione di forte autonomia tale da modificare la propria struttura statale. Ma è anche il punto di partenza da cui prende le mosse un libro, il racconto di quasi tre anni vissuti intensamente, densi di avvenimenti, aspirazioni, violenze, elaborazione di nuovi modelli di convivenza civile e organizzazione statuale. Diario dalla Catalogna, in uscita domani 30 gennaio, curato ed editato da Paginauno, scritto da Andrea Lapponi. Una cronaca puntuale di ciò che successe, un lavoro che termina il 14 ottobre del 2019, con le sentenze di condanna degli esponenti indipendendisti, ma che promette di continuare, all'inseguimento di ciò che è successo e che succederà ancora.
Un manoscritto aperto, nato dalla viva esperienza di chi ha vissuto e vive in prima persona gli avvenimenti. Una forma diaristica nata inzialmente sulle pagine di Facebook.
Lapponi infatti ha cominciato pubblicando quelli che si chiamano aggiornamenti ma che rappresentano la “vera cronaca”, quella che sempre più raramente viene praticata nel giornalismo e che, forse non a caso, è scritta da chi non è giornalista di professione.
Non solo testimonianza dunque ma una puntuale descrizione giornaliera. I post sono diventati “virali” tanto da essere ripresi dal sito Globalist che li ha fatti diventare articoli veri e propri.
Andrea Lapponi è in realtà un musicista, vive da anni a Barcellona, si è sempre interessato di politica ma la sua forza è stata quella di essere scevro da incrostazioni ideologiche, la cronistoria è diventata così un'arma potente. La sua è più una voglia di raccontare quelo che stava succedendo nella sua città di adozione, una città dalle forti tradizioni libertarie, antifranchieste, in uno Stato, quello spagnolo, che in diverse occasioni sembra faticare a liberarsi del suo passato.
La vicenda independentista infatti si intreccia con la vita vissuta, la politica, la magistratura, la repressione, la chiusura del Parlamento fino agli arresti e alle condanne dei leader catalani. E' lo stesso autore a raccontarci il perchè del libro: «Ho cominciato a scrivere spontaneamente su facebook, semplicemente per spiegare come stavano le cose a chi non aveva gli elementi per comprenderle, visto che sono stato e sono testimone diretto.
Non mi sarei mai aspettato di creare tanto interesse. Nel periodo tra il settembre e il dicembre del 2017 il conflitto si sentiva quotidianamente: sull'autobus, quando andavo a prendere le bimbe a scuola, al centro di salute... Ovunque si percepivano le conseguenze della crisi. Lo stesso è accaduto dopo che è uscita la sentenza ai leader indipendentisti. Dal punto di vista politico continua Lapponi - è frustrante. Da un lato perché in Italia si continua a vedere la questione catalana come un problema di ' nazionalismo' e non di diritti e democrazia.
Dall'altro si è portati a riflettere su quello che è davvero l'Unione Europea oggi, su quanto sia lontana dall'essere quel baluardo di difesa dei diritti civili e politici che vorrebbe essere». La quotidianità, nel libro, apre finestre su temi fondamentali del nostro tempo. Il dibattito sul cosiddetto “sovranismo”, un Giano bifronte declinato o in senso negativo come nazionalismo o, al contrario, come possibilità di autodeterrminare la vita, l' autogoverno, diritti e democrazia.
Lapponi abbraccia la seconda ipotesi e mette in luce come il governo centrale rifiuti un confronto costruttivo capace anche di trasformare se stesso. Su tutto domina l'Europa, o meglio le istituzioni europee, quella Ue che non appoggiò minimamente le aspirazioni catalane vedendole come un vulnus alla stabilità del continente.
Eppure Barcellona, agli occhi di Lapponi, rappresenta una speranza che va oltre gli aspetti prettamente politico- economici. Si tratta di una città che ha come sindaco Ada Colau, una donna cresciuta nelle lotte per i più poveri, una città che per prima ha organizzato una manifestazione gigantesca per l'accoglienza dei migranti. Una palese contraddizione rispetto all'Europa dei muri e delle frontiere, attanagliata dalla paura.
Per questo l'autore, tra le ragioni che lo hanno spinto a trasferirsi in Catalogna, elenca la sofferenza per un' Italia sempre più intollerante, machista e atterrita. E non è neanche un caso che la citazione che apre il libro suoni ancora come una testimonianza di libertà, le parole pronunciata a Radio Barcellona, nel 1936, in piena guerra civile spagnola, dall'esule antifascista Carlo Rosselli: «Oggi in Spagna domani in Italia».