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E in casa 5Stelle? Mentre il caso Renzi spacca e dilania il Pd, il Movimento si chiede infatti se il prossimo alleato di governo resterà uno solo - il Pd, naturalmente - oppure due: il Pd e il “partito renziano”. Una differenza non da poco. Per quanto “l’operazione governo giallorosso” sia stata messa in moto dall’ex premier, i 5Stelle, ufficialmente, hanno sempre parlato col segretario Zingaretti, intessendo rapporti e accordi con l’ala più antirenziana del Nazareno.
Ma se il partito di Renzi nascesse davvero, a quel punto i 5Stelle dovrebbero per forza di cose riconoscere la presenza politica dell’ex premier e trattare con i di lui uomini. A cominciare dalla prossime nomine. Nomine pesanti: da Eni a Enel, passando per Leonardo, Poste e la nuova Alitalia. Tutte decisioni che dovranno passare per la Casaleggio e per il Nazereno, certo, ma, a quel punto, anche per il nuovo “Giglio magico”.
Insomma, la nascita del “terzo polo toscano” all’interno del governo appena nato, potrebbe cambiare gli equilibri anche tra i 5Stelle che dovranno mettere da parte la pregiudiziale antirenziana. Un’operazione tutt’altro che facile e che richiederà un po’ di pazienza: giusto il tempo di permettere all’ala dura del movimento di digerire la presenza del “nemico politico” numero uno. Escluso Berlusconi, naturalmente.
Solo qualche giorno prima di siglare il nuoco “contratto” con Zingaretti, Grillo aveva infatti incrociato il fioretto - o meglio, la clava - con Renzi, definendolo niente meno che “avvoltoio persuasore”. «Invece di aspettare la fine – scrisse Grillo sul suo blog – gli avvoltoi cercano di convincerti che è già avvenuta.
Non sono elevati, non volano neppure. In realtà strisciano veloci fra gli scranni: ma è soltanto un’illusione, nient’altro che un’illusione dovuta alla calura». Immediata la replica di Matteo Renzi: «Agli attacchi quotidiani che ricevo dai miei compagni di partito oggi si sommano gli insulti di Beppe Grillo. L’uomo che un tempo mi chiamava “ebetino” adesso mi definisce “avvoltoio”. Non male, dai, si migliora».
Ma lo scontro non compromise la nascita del governo. In quei giorni di agosto la paura dei pieni poteri chiesti da Salvini era ancora troppo forte. Almeno quanto quella di andare a elezioni e ritrovarsi con le truppe parlamentari dimezzate. Dunque Renzi si mise da parte e il governo giallorosso nacque senza grossi problemi e nel giro di poche settimane. Ma ora che Renzi pensa di tornare al centro della vita politica del governo, il Moviento come reagira?
Per il momento di Maio ostenta serenità e sicurezza. Manda messaggi di stima nei confront del Pd ed evita accuratamente di parlare di Renzi. Ieri ha addirittura riunito tutti i suoi ministri a palazzo Chigi. Un incontro motivazionale finito con il classico selfie. I riflettori ovviamente sono stati puntati soprattutto sulla manovra finanziaria, primo importante banco di prova per il governo guidato da Giuseppe Conte.
Ma il ministro degli Esteri e capo politico pentastellato ha messo l’accento anche su altri temi cari al Movimento, come la riforma del taglio dei parlamentari ( che per essere completata necessita di un ultimo passaggio alla Camera) e la riforma della giustizia, con la riduzione dei tempi sia nel civile che nel penale. Di Maio avrebbe inoltre chiesto ai sottosegretari di collaborare con le Commissioni parlamentari, condividendo con queste ultime il lavoro sui temi. L’obiettivo è fare tesoro dell’esperienza gialloverde, provando a evitare le conflittualità che hanno segnato quella stagione dal punto di vista dell’azione di governo.
Del resto anche il premier Giuseppe Conte ha rivolto un invito simile ai membri del sottogoverno.
Insomma, in casa 5Stelle c’è aria di ottimismo. In attesa di capire dove atterreanno i famigerati “avvoltoi” evocati da Grillo.