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Il presidente dell'Ucraina Zelensky (Associated Press/LaPresse)
Pioggia di missili e pioggia di dimissioni. Potremmo riassumere così il martedì nero dell’Ucraina. Dopo l’attacco a Poltava, che ha distrutto un centro di addestramento militare provocando una cinquantina di vittime, ieri mattina è stata colpita la città di Leopoli, situata a oltre cinquecento chilometri dalla capitale Kyiv, dove i missili russi hanno ucciso sette civili e provocato una settantina feriti. Nella notte tra martedì e mercoledì la Russia ha lanciato in tutto 42 missili contro l’Ucraina, compresi alcuni ipersonici e da crociera. I missili abbattuti dalla contraerea ucraina sono stati 29, come ha comunicato l’aeronautica di Kyiv.
Mentre nei cieli ucraini venivano lanciati droni e missili, i palazzi della politica erano in subbuglio. Una serie di dimissioni ha avviato un rimpasto che il presidente Volodymyr Zelensky considera utile e rigenerante per continuare al governo ad affrontare la guerra di invasione avviata dalla Russia nel febbraio 2022. Hanno lasciato l’incarico il ministro delle industrie strategiche, Alexander Kamyshin, il ministro della Giustizia, Denys Maliuska, il ministro dell'Ecologia, Ruslan Strilets, la vice primo ministro per l’integrazione europea ed euro- atlantica, Olha Stefanishyna, e la vice primo ministro e ministro per la Reintegrazione, Iryna Vereshchuk. Lo stesso ha fatto Vitalii Koval, capo del Fondo di proprietà Statale dell'Ucraina. A questi nomi si è poi aggiunto il ministro degli Esteri, Dmytro Kuleba.
Il presidente Volodymyr Zelensky ha ringraziato gli ex componenti della compagine governativa per il lavoro svolto, senza far trapelare attriti o diversità di vedute in questo delicato momento. «Sono molto grato ai ministri – ha detto - e all’intera squadra governativa che hanno lavorato per l’Ucraina per oltre quattro anni. Oggi abbiamo bisogno di nuove energie e questi passi sono legati al rafforzamento del nostro Stato in diverse direzioni, la politica internazionale e la diplomazia non fanno eccezione».
Per Dmytro Kuleba, ministro degli Esteri dimissionario ( il più giovane responsabile della diplomazia ucraina, ha 43 anni), si prospetta un incarico come ambasciatore a Bruxelles. L’ormai ex ministro ha, sin dall’inizio dell’invasione russa, chiesto all’Europa di sforzarsi al massimo per fornire all’Ucraina gli armamenti più idonei per difendersi. In un post sulle sue pagine social Kuleba ha commentato così l’attacco di Leopoli: «La difesa aerea dei partner può e deve essere utilizzata per proteggere la popolazione civile in Ucraina. Abbattere in aria pezzi di metallo mortale non costituisce la partecipazione di un Paese alla guerra. Il semplice atto di salvare vite umane non può essere considerato un’escalation. La decisione di permettere ai Paesi vicini di utilizzare i sistemi di difesa aerea deve essere finalmente presa».
In merito alle dimissioni di Kuleba, la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, in un colloquio con l’agenzia di stampa Tass ha usato l’ironia. «Autunno – ha affermato -, cadono le foglie e i rami si mostrano nudi».