Era attesa ma è arrivata a quasi 24 ore di distanza la conferma da parte di Hezbollah dell'uccisione del suo leader Hassan Nasrallah in un attacco aereo israeliano lanciato venerdì nel quartiere Dahieh nel sud di Beirut, cuore del partito sciita libanese. "Il maestro della resistenza si è mosso al fianco del suo Signore come un grande martire", ha fatto sapere il gruppo libanese tramite la propria emittente di rappresentanza al-Manar.

L'assassinio di Nasrallah, guida di Hezbollah dal 1992, non fermerà i combattimenti "a sostegno di Gaza e della Palestina e in difesa del Libano", ha assicurato il gruppo, che ha raccolto messaggi di condoglianze e di supporto dagli Houthi. I ribelli dello Yemen, per esprimere il loro sostegno, hanno lanciato un razzo, poi intercettato, verso Israele, facendo scattare l'allarme aereo anche a Tel Aviv poco dopo il rientro in anticipo dagli Stati Uniti del premier israeliano Benjamin Netanyahu.

"Nasrallah è stato uno dei più grandi nemici di Israele di tutti i tempi. La sua eliminazione rende il mondo un posto più sicuro", è stato l'annuncio del portavoce dell'esercito israeliano Daniel Hagari, che ha voluto sottolineare la precisione del bombardamento deciso in tempi stretti per sfruttare una "breve finestra di opportunità" prima che il leader libanese sparisse dai radar. Il timore di Tel Aviv ora è che da Hezbollah arrivi una pesante vendetta. "Ci aspettano giorni difficili", ha aggiunto Hagari, avvertendo la popolazione dell'entrata in vigore di un divieto di assembramenti superiori a 1.000 persone in diverse zone del Paese.

Nonostante le voci che girano, Israele però non avrebbe ancora deciso di invadere il Libano, scrive il Jerusalem Post citando diverse fonti autorevoli. "Se l'Idf decidesse di invadere, il piano iniziale sarebbe solo un'invasione limitata nel Libano meridionale" si legge. Inoltre, "la situazione è molto dinamica e potrebbe cambiare in qualsiasi momento, soprattutto se Hezbollah riuscisse a colpire il fronte interno di Israele". In tal caso, Israele "potrebbe dover anticipare il suo programma di invasione entrando in profondità nel Libano per ridurre più rapidamente il lancio di razzi".

Secondo il giornale il governo di Tel Aviv comunque "non ha ancora preso una decisione definitiva sull'offensiva di terra" e preferirebbe attendere di vedere "se il nuovo leader di Hezbollah, ancora non annunciato, adotterà un approccio più pragmatico per porre fine all'attuale conflitto".

Con la decisione di spostare le truppe al confine settentrionale, un'incursione di terra “circoscritta” nel vicino Libano è una possibilità, secondo un funzionario dell'Amministrazione e un ufficiale Usa citati dalla Cnn, entrambi con la precisazione che non sembra Israele abbia deciso se procedere o meno con l'operazione. Alla Abc due funzionari americani hanno parlato di operazioni su scala ridotta o "movimenti di confine" che potrebbero essere iniziati o stanno per iniziare contro obiettivi di Hezbollah in Libano. E hanno confermato che Israele non sembra aver deciso se lanciare un'operazione di terra, ma è pronto alla possibilità di un'incursione che avrebbe comunque una portata limitata.

L'obiettivo resta mantenere la promessa fatta agli israeliani, consentire il ritorno nelle proprie case di migliaia di persone costrette ad abbandonare le aree del nord di Israele a causa delle ostilità con gli Hezbollah libanesi riesplose l'8 ottobre dello scorso anno dopo l'avvio delle operazioni israeliane contro Hamas nella Striscia di Gaza in risposta all'attacco del giorno precedente in Israele.

Quel che è certo è che, nonostante il successo dell'operazione, l'Idf ha precisato che la sua offensiva non è finita con la morte di Nasrallah. Parole a cui poco dopo è seguito un nuovo attacco aereo mirato sempre sul quartiere Dahieh che ha preso di mira e ucciso un comandante di alto rango della divisione di intelligence di Hezbollah, Hassan Khalil Yassin.

Nel frattempo è salito a 1.030 il numero dei morti in tutto il Paese dall'inizio dell'estesa operazione militare aerea dello Stato ebraico, mentre sono oltre 211mila gli sfollati e 50mila coloro che sono fuggiti in Siria. L'Iran, tra i più fedeli alleati di Hezbollah, sarebbe pronto, secondo quanto rivelato da un alto funzionario israeliano alla Nbc, a inviare le proprie truppe in Libano nei prossimi giorni. Teheran non ha dato conferme in merito ma l'ayatollah Mohammad Hassan Akhtari non ha escluso questa possibilità, ricordando quando fu presa una decisione simile durante la Guerra del Libano nel 1982. L'ayatollah Ali Khamenei, ha chiesto a tutti i musulmani "di stare orgogliosamente dalla parte del popolo del Libano e di Hezbollah contro il regime usurpatore, oppressivo e malvagio" in un messaggio simile a quello del presidente turco Recep Tayyip Erdogan.

Il presidente iraniano ha invece fatto riferimento al sostegno degli Stati Uniti a Israele: "Gli americani non possono esimersi dalla complicità con i sionisti". Joe Biden, pur negando di essere al corrente del raid su Beirut, ha elogiato l'uccisione di Nasrallah definendola una "misura di giustizia per le sue numerose vittime, tra cui migliaia di americani, israeliani e civili libanesi".