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Il Pd vuole salvare i sindaci dagli effetti della legge Severino
Si fa sul serio. Merito dei sindaci. Dell’Anci e in particolare dei primi cittadini alla guida delle tredici città metropolitane d’Italia, da Roma a Catania. Sono loro a rompere gli indugi e a mettere sul tavolo di Conte le richieste inderogabili per la Fase 2. Lo fanno in una lettera che propone, e reclama, «misure, chiare e univoche, indispensabili per avviare la fase due, per una ripartenza vera». Deve esserci certezza, spiegano i sindaci, è necessario «conoscere prima del 4 maggio l’elenco delle attività che riaprono», anche per «adottare le misure necessarie in materia di mobilità e trasporto». Un aspetto decisivo, tutt’altro che riducibile a mera ansia organizzativa. Perché se le misure di distanziamento all’interno delle attività e degli uffici potrebbero in teoria limitare i rischi di un riacutizzarsi del contagio, la vera incognita riguarda il modo in cui le persone potranno raggiungere i loro posti di lavoro senza creare pericolosi assembramenti. «Rivendichiamo alcune misure, chiare e univoche, che riteniamo indispensabili per avviare la fase due, per una ripartenza vera, che non lasci indietro nessuno», si legge appunto nella lettera, inviata a Conte in vista della cabina di regia fra governo ed enti locali iniziata da pochi minuti a Palazzo Chigi e convocata per discutere le modalità della Fase 2. Oltre al generale appello alla chiarezza, sono dunque rivolte anche specifiche richieste, nella missiva dei sindaci. A firmarla è innanzitutto Antonio Decaro, primo cittadino di Bari, che sottoscrive non solo quale sindaco di una delle tredici città metropolitane, ma anche come presidente dell’Anci, l’Associazione nazionale Comuni italiani. Con Decaro, firmano la missiva anche Dario Nardella di Firenze, che è anche coordinatore sindaci metropolitani; Virginio Merola di Bologna; Paolo Truzzu di Cagliari; Salvatore Pogliese di Catania; Marco Bucci di Genova; Giuseppe Sala di Milano; Luigi de Magistris di Napoli; Leoluca Orlando di Palermo; Giuseppe Falcomatà di Reggio Calabria; Virginia Raggi di Roma Capitale; Chiara Appendino di Torino; Luigi Brugnaro di Venezia. «I sindaci hanno bisogno di conoscere prima del 4 maggio l’elenco delle attività che riaprono per adottare le misure necessarie in materia di mobilità e trasporto», è il passaggio chiave della lettera. Il quadro dev’essere quanto più ordinato possibile anche per consentire «la regolazione degli orari degli uffici e degli esercizi, per regolare il corretto utilizzo da parte dei cittadini degli spazi pubblici (parchi, aree attrezzate, giardini, età)». I sindaci chiedono anche «poteri straordinari di natura commissariale per la realizzazione di opere di valore superiore a 1 milione e una decisa semplificazione delle regole in materia di appalti di lavori e servizi. Inoltre, si reclama nel documento inviato dai sindaci a Conte, «le regole necessarie per una riapertura delle scuole in piena sicurezza per i bambini e i ragazzi siano stabilite dal Governo con il coinvolgimento dei Comuni. Servono linee guida nazionali sui vari ambiti», è dunque la posizione dei primi cittadini, «serve più di tutto massima chiarezza e condivisione fra i vari livelli di governo – Comuni, Regioni, Stato – su chi fa che cosa e con quali risorse».