È scontro aperto tra l’amministrazione Trump e la governatrice democratica del Maine Janet Mills sul tema della partecipazione delle atlete transgender alle competizioni sportive scolastiche femminili.

L’origine del conflitto risale a febbraio, quando il presidente Usa ha firmato un ordine esecutivo che vieta la partecipazione di persone transgender assegnate maschi alla nascita agli sport femminili nelle scuole pubbliche e nelle università che ricevono fondi federali. A differenza di altri governatori dem, Mills non si è lasciata intimidire e ha annunciato che non darà seguito al provvedimento, ritenendolo in contrasto con le leggi statali sui diritti civili.

La Maine Human Rights Act, infatti, garantisce esplicitamente protezioni contro la discriminazione fondata sull’identità di genere. Anche la Maine Principals’ Association, l'organismo che regola le attività atletiche scolastiche, ha ribadito la propria intenzione di mantenere le regole attuali, che consentono la partecipazione delle atlete transgender alle competizioni scolastiche.

La reazione della Casa Bianca non si è fatta attendere. L’amministrazione ha minacciato di sospendere i finanziamenti federali destinati al sistema scolastico del Maine, inclusi i fondi per i programmi di assistenza alimentare e l’istruzione primaria e secondaria. Si parla di un taglio potenziale da 250 milioni di dollari, un cifra enorme per il piccolo stato del Maine. Il Dipartimento dell’Istruzione ha già avviato un procedimento amministrativo per bloccare i finanziamenti federali, mentre il Dipartimento dell’Agricoltura ha addirittura valutato di interrompere i programmi di nutrizione scolastica in caso di mancato adeguamento da parte dello Stato.

Il metodo è uno dei tratti distintivi del secondo mandato Trump: o segui i miei diktat oppure chiudo i rubinetti. Per dimostrare la correttezza del “ban” il Dipartimento di Giustizia ha provato a rovesciare la questione, intentando una causa contro lo Stato del Maine per inadempienza all’ordine esecutivo presidenziale, sostenendo che la mancata conformità da parte del Maine costituisce una violazione del Title IX, la legge federale che vieta la discriminazione sessuale nelle istituzioni educative beneficiarie di fondi pubblici. La presenza di atleti transgender nelle gare sportive andrebbe ad alterare il corretto svolgimento delle competizioni.

La governatrice Mills ha replicato a muso duro, difendendo la posizione dello Stato e dichiarando che il Maine agirà in conformità con la propria legislazione, pronta a difendersi in tribunale. «Non permetteremo che i diritti garantiti dalle leggi del Maine vengano annullati da un ordine federale che riteniamo discriminatorio» spiega in una nota ufficiale. A sostegno di Mills è intervenuta l’assistente procuratore generale del Maine, Sarah Forster: «Nulla nel Titolo IX o nei suoi regolamenti attuativi vieta alle scuole di consentire a ragazze e donne transgender di partecipare alle squadre sportive femminili. Le vostre lettere fino ad oggi non citano un singolo caso che lo consenta». 

Intanto, la vicenda ha attirato l’attenzione di numerosi altri stati, sia a guida democratica che repubblicana. Alcuni governatori hanno manifestato supporto all’amministrazione federale, ritenendo l’ordine necessario per garantire l’equità nelle competizioni sportive femminili. Altri, invece, si sono schierati con il Maine, criticando l’interferenza federale in materie che considerano di competenza statale.

Il caso è ora nelle mani della magistratura federale, che dovrà stabilire se l’ordine esecutivo del presidente Trump possa prevalere sulle leggi statali che tutelano i diritti delle persone transgender. La decisione avrà implicazioni profonde non solo per il Maine, ma per tutto il sistema educativo nazionale.