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Giulia Palmigiani
Sono stati sottoposti a sette ore di fermo, presso gli uffici della Questura di Brescia, gli attivisti e le attiviste che hanno preso parte la mattina di lunedì 13 gennaio alla manifestazione di fronte alla sede bresciana della Leonardo, società a controllo pubblico che opera, tra gli altri, nel settore della difesa. Oggetto della contestazione, organizzata da Extinction rebellion, Ultima generazione e Palestina libera, i rapporti tra il gruppo industriale e lo stato d’Israele.
I manifestanti al loro arrivo hanno ammainato la bandiera sociale della Leonardo, issando al suo posto quella palestinese, per poi formare un picchetto di fronte ai cancelli al fine di impedire l’ingresso e l’uscita dei camion dallo stabilimento. La contestazione è terminata all’arrivo della polizia che ha sgomberato il presidio. Ventitré attivisti sono stati fermati e tradotti in Questura, dove si sarebbero verificati gli abusi. Le donne e le persone che si sono identificate come tali, si legge nella nota diramata dagli attivisti, sarebbero state costrette a denudarsi ed eseguire dei piegamenti sulle gambe. Trattamento non applicato alle persone di sesso maschile. Gli addebiti per i manifestanti in base a quanto emerso sarebbero: radunata sediziosa; accensioni ed esplosioni pericolose; imbrattamento; concorso morale e manifestazione non preavvisata. Quest’ultimo reato sarebbe stato addebitato alle persone che a seguito dell’intervento della polizia avrebbero provato a mediare con gli agenti.
Marco Grimaldi, vicecapogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera, ha depositato un’interrogazione parlamentare indirizzata al Ministro dell’Interno Piantedosi rispetto all’operato delle forze dell’ordine durante e a seguito della manifestazione. «Spieghino gli agenti della Questura di Brescia come mai hanno sottoposto a sette ore di fermo persone che avevano fornito i documenti e quindi non dovevano essere trattenute in base all'articolo 349 del codice di procedura penale – ha dichiarato Grimaldi – ma, soprattutto, spieghino perché donne e ragazze sarebbero state costrette a spogliarsi e a eseguire piegamenti sulle gambe. Di questi abusi, dopo il 2001, ne abbiamo abbastanza. Come ne abbiamo abbastanza delle denunce arbitrarie, che regolarmente cadono davanti al Pm e dei fogli di via elargiti a chiunque manifesti. Tutti erano stati fermati a seguito di una manifestazione davanti alla sede della Leonardo, prima produttrice bellica europea e contribuisce alla vendita di armi nell’ambito degli attuali scenari bellici, in particolare in Palestina. Altri manifestanti – prosegue Grimaldi nella sua interrogazione – sono stati espulsi da Brescia con dei fogli di via obbligatori, misura di prevenzione prevista dal Codice antimafia».
Sulla questione è intervenuto anche Riccardo Magi, segretario di +Europa che ha dichiarato: «Trattenimenti in Questura per ore ed ore, fogli di via, denunce e perquisizioni corporali per le ragazze. Misure che appaiono tutt'altro che proporzionate a porre fine a un presidio non violento. Quanto denunciato dagli attivisti e dalle attiviste di Ultima generazione, Extinction Rebellion, Palestina Libera che ieri manifestavano a Brescia sotto la sede di Leonardo S.p.a. è preoccupante e indegno di un Paese democratico, per questo chiediamo al ministro Piantedosi di fare chiarezza. Sono da chiarire in particolare le circostanze per le quali alle ragazze sarebbe stato chiesto di rimuovere la biancheria intima e fare dei piegamenti: un abuso, che se accertato, non potrebbe essere difeso in alcun modo».
La Questura ha respinto le accuse dichiarando che il personale di pubblica sicurezza si è comportato correttamente, nel rispetto dei diritti e della dignità delle persone coinvolte. Gli agenti avrebbero dunque agito secondo il disposto dell’art 349 co.4 del codice di procedura penale, norma che però prevede l’accompagnamento coatto presso gli uffici solo nel caso in cui le persone da identificare abbiano rifiutato di farsi identificare, ovvero abbiano fornito generalità o documenti di identificazione in relazione ai quali sussistono elementi per ritenerne la falsità. Dai filmati sembrerebbe però che l’identificazione sia avvenuta agevolmente e senza resistenze. Queste sarebbero state messe in atto, in maniera passiva, dai manifestanti per intralciare lo sgombero del presidio. Secondo quanto scritto nel verbale agli attivisti sono stati contestati anche i reati di: resistenza a pubblico ufficiale e oltraggio a pubblico ufficiale, oltre al sopracitato rifiuto di fornire indicazioni sulla propria identità.