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Almasri
La Corte Penale Internazionale ha ufficialmente aperto un fascicolo sulla «mancata adesione dell'Italia a una richiesta di cooperazione per l'arresto e la consegna di Almasri». Il caso è stato affidato alla Camera preliminare, come confermato dal portavoce della Corte, Fadi El Abdallah. Quest'ultimo ha chiarito che «questo procedimento non riguarda responsabilità individuali o accuse contro persone specifiche». Ciò significa che la questione rimane aperta e che «l'Italia avrà la possibilità di presentare le proprie osservazioni». Nel frattempo, le vittime del torturatore libico hanno avviato azioni legali contro il governo italiano.
Secondo l'avvocato Juan Branco, legale del rifugiato sudanese che ha presentato denuncia alla CPI, «Meloni si trova in una posizione delicata: o la giustizia italiana interverrà oppure sarà la Corte Penale Internazionale a farlo». Il cittadino sudanese, originario del Darfur e attualmente rifugiato in Francia, sostiene di essere stato vittima, insieme alla moglie e a molti altri migranti, di numerosi crimini in Libia. Nella denuncia compaiono i nomi della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, del ministro della Giustizia Carlo Nordio e del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, definiti «sospettati» e accusati di aver «ostacolato l'amministrazione della giustizia ai sensi dell'articolo 70 dello Statuto di Roma».
La posizione dell'UE e le sanzioni di Trump contro la CPI
Nel frattempo, l'Unione Europea ha dichiarato di stare «monitorando le implicazioni dell'ordine esecutivo» firmato dall'ex presidente statunitense Donald Trump, che impone sanzioni alla Corte Penale Internazionale, e di star «valutando eventuali passi successivi». Tuttavia, il portavoce della Commissione Europea, Anouar El Anouni, ha evitato di commentare l'ipotesi di attivare lo Statuto di blocco, uno strumento giuridico che consentirebbe di neutralizzare le sanzioni statunitensi nei confronti della CPI. «Al momento, non posso aggiungere altro oltre ai possibili passi futuri che ho già menzionato. Preferisco evitare valutazioni premature o di anticipare possibili sviluppi», ha affermato.
L'UE ha introdotto lo Statuto di blocco nel 1996 in risposta alle sanzioni extraterritoriali statunitensi. Il suo scopo è proteggere gli operatori economici europei da restrizioni imposte da paesi terzi e può essere applicato a qualsiasi persona fisica o giuridica. Per estendere questa protezione alla CPI, la Commissione Europea dovrebbe proporre un regolamento che richiederebbe l'approvazione della maggioranza qualificata: il 55% degli Stati membri, pari ad almeno quindici paesi, rappresentanti il 65% della popolazione europea. Per bloccare questa decisione, sarebbe necessaria una minoranza di almeno quattro membri del Consiglio.
Attualmente, Italia, Ungheria e Repubblica Ceca sono gli unici stati UE che non hanno firmato la dichiarazione dei 79 Paesi ONU a sostegno della Corte. Se questa situazione dovesse rimanere invariata, non ci sarebbe una minoranza di blocco sufficiente a fermare eventuali misure di protezione per la CPI. «Per ora, la Commissione non ha avanzato alcuna proposta, ma domani il tema sarà trattato nel gruppo di lavoro sul Commercio del Consiglio come punto informativo, senza discussione», ha riferito una fonte diplomatica.
Martedì sera, il Parlamento Europeo discuterà in plenaria della Corte Penale Internazionale, su iniziativa dei socialisti e della sinistra di The Left. Questi ultimi intendono portare all'attenzione anche il caso Almasri e avevano richiesto, senza successo, una risoluzione specifica sul tema.