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La Cina stringe la morsa su Hong Kong con l’arresto di una cinquantina esponenti dell’opposizione, in quella che è la più vasta operazione contro gli attivisti pro-democrazia da quando, il 30 giugno, è stata imposta la nuova legge sulla sicurezza nazionale, che prevede pene fino all’ergastolo. Secondo la pagina Facebook del Partito Democratico e l’emittente pubblica RTHK, tra gli arrestati ci sono note figure ed ex parlamentari, compresi James To, Lam Cheuk Ting e Lester Shum. Molti degli oppositori sono stati arrestati per la loro partecipazione alle primarie dello scorso luglio in vista delle elezioni legislative di settembre, poi rinviate dalle autorità con il pretesto della pandemia. Anche l’organizzatore delle primarie, Benny Tai, è finito in manette insieme a Robert Chung, direttore esecutivo e numero 2 dell’Hong Kong Public Opinion Research Institute, una società che ha fornito la tecnologia necessaria per le votazioni. Tra gli arrestati c’è un avvocato e attivista americano, John Clancey, che secondo l’agenzia France Press lavora per lo studio legale Ho Tse Wai & Partners, specializzato in casi sui diritti umani. Clancey è sospettato «sovversione», una accusa che pende sul capo della gran parte delle persone arrestate. Gli arresti degli attivisti pro-democrazia a Hong Kong sono «un assalto a coloro che coraggiosamente si battono per i diritti universali», ha twittato il prossimo segretario di Stato americano, Anthony Blinken. «L’amministrazione Biden-Harris - ha avvertito - starà dalla parte della gente di Hong Kong e contro di giro di vite di Pechino sulla democrazia». Il capo della sicurezza di Hong Kong, John Lee, ha definito gli arresti come «necessari» e rivolti a un gruppo di persone che hanno cercato di «far sprofondare» l’ex colonia britannica in un «abisso». Tra i giovani attivisti arrestati ci sono anche l’ex giornalista Gwyneth Ho, il consigliere distrettuale Tiffany Yuen e Jeffrey Andrews, un attivista noto per aver lavorato con le minoranze etniche. Colleghi di Joshua Wong, uno dei leader del movimento per la democrazia della città, attualmente in prigione, hanno riferito che la sua casa è stata perquisita. L’operazione di polizia non ha risparmiato i media: tre organi di stampa locali - Stand News, Apple Daily e Inmediahk hanno riferito di aver ricevuto la visita di agenti che hanno chiesto documenti. «È una vera notte dei lunghi coltelli, il più grande attacco alla democrazia ad Hong Kong finora», ha twittato Antony Dapiran, un avvocato autore di libri sul movimento di protesta. Nathan Law, un importante leader democratico fuggito all’estero lo scorso anno, ha accusato le autorità di aver tentato di «spegnere le fiamme della resistenza» con gli ultimi arresti.