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Associated Press/LaPresse
Gli Stati Uniti si interrogano sul proprio presente e sul proprio futuro, senza tralasciare il passato. Kimberly Cheatle, direttrice del Secret service ha ammesso davanti alla Commissione per la Supervisione e la responsabilità della Camera, che l’attentato a Donald Trump del 13 luglio scorso è stato «il fallimento operativo più significativo dei servizi segreti degli ultimi decenni». «La solenne missione del Secret service – ha aggiunto - è quella di proteggere i leader della nostra nazione e il 13 luglio abbiamo fallito». Più chiara di così.
Nella stessa giornata la vicepresidente uscente degli Stati Uniti, Kamala Harris, ha fatto la sua prima apparizione in pubblico dopo il ritiro di Joe Biden dalla campagna elettorale. Biden, facendosi da parte, ha indicato Harris come la persona che dovrà guadagnarsi l’ingresso alla Casa Bianca nelle vesti di presidente. Una strada tutt’altro che agevole per la ex procuratrice generale della California.
Alla presenza di decine di atleti delle squadre universitarie – tra loro anche alcuni sportivi che parteciperanno alle Olimpiadi di Parigi - Kamala Harris ha parlato per poco più di cinque minuti e ha espresso parole di riconoscenza nei confronti di Biden, al quale ha attributo diverse doti. Tra queste l’onestà e “un grande cuore”. Rilassata e a proprio agio, la vicepresidente degli Stati Uniti ha anche detto che «l’eredità e i risultati di Joe Biden sono senza pari nella storia moderna».
In riferimento alle elezioni del 5 novembre l’Associated press ha svolto un sondaggio nel quale emerge che Kamala Harris ha il sostegno iniziale di «molti delegati» della convention del 19 agosto a Chicago. «Questo sondaggio sui delegati – precisa Ap - è un conteggio incompleto e non ufficiale. Dopo la decisione di Biden di abbandonare la corsa per le elezioni presidenziali, i delegati possono votare per il candidato di loro scelta alla convention. In base alle attuali regole del partito, un candidato avrà bisogno del supporto di 1.976 delegati al primo scrutinio della convention per vincere la nomination».
Il futuro per i democratici è difficile da decifrare, ma ci sono segnali confortanti. A sostenerlo è David Axelrod, ex consigliere del presidente Barack Obama, secondo il quale il ritiro del presidente degli Stati Uniti dalla campagna elettorale e il suo appoggio ad Harris «non solo cancellano le preoccupazioni su Biden, ma rendono Harris come una candidata nazionale motivante e collaudata, cresciuta durante il mandato alla Casa Bianca».
«I democratici – ha riferito Axelrod interpellato dall’Associated press - non hanno avuto una possibilità domenica e ora ne hanno una. Penso che adesso ci sarà una competizione elettorale diversa. La mappa elettorale resta sostanzialmente la stessa, con Pennsylvania, Michigan e Wisconsin che sono gli Stati più importanti. E qui Harris motiverà in particolare gli elettori più giovani». In caso di definitiva nomination, a detta di Axelrod, Harris avrà «il compito arduo di costruire la campagna elettorale»: «È difficile, ma è anche fattibile».