Il cofondatore di Wikileaks Julian Assange è stato rilasciato dal carcere di Belmarsh a Londra dove era detenuto da cinque anni. La notizia è stata diffusa da WikiLeaks, l'organizzazione da lui fondata, che ha pubblicato sui social media un video di Assange mentre si imbarcava su un volo in partenza dal Regno Unito all'aeroporto di Stansted di Londra.

Accusato di aver rivelato centinaia di migliaia di documenti riservati degli Stati Uniti, il 52enne informatico australiano avrebbe accettato di dichiararsi colpevole in merito all’accusa di cospirazione per aver ottenuto e divulgato documenti sulla difesa nazionale statunitense, in base a un accordo che gli avrebbe permesso di tornare nella sua nativa Australia.

I pubblici ministeri statunitensi hanno affermato nei documenti del tribunale che Assange, 52 anni, ha accettato di dichiararsi colpevole dell'unico reato di aver cospirato per ottenere e divulgare documenti riservati della difesa nazionale degli Stati Uniti, secondo i documenti depositati presso il tribunale distrettuale degli Stati Uniti per le Isole Marianne Settentrionali, territorio statunitense nel Pacifico.

Julian Assange è libero: accordo con gli Usa, il cofondatore di Wikileaks ha lasciato la Gran Bretagna. Nelle immagini la partenza verso la Thailandia (tratto da X)

Cosa succede ora ad Assange

Assange sarà condannato nel corso di un'udienza sull'isola di Saipan, nelle Isole Marianne Settentrionali, domani alle 9 ora locale. Secondo l'accordo, che dovrà essere approvato da un giudice, è probabile che gli verranno accreditati i cinque anni che ha già scontato e non dovrà affrontare un nuovo periodo di carcere.

WikiLeaks ha precisato in una nota che Assange ha trascorso in carcere 1.901 giorni, «in una cella di 2 metri per 3 metri, isolato 23 ore al giorno». WikiLeaks nel 2010 ha pubblicato centinaia di migliaia di documenti militari statunitensi riservati sulle guerre di Washington in Afghanistan e Iraq, le più grandi violazioni della sicurezza di questo tipo nella storia militare degli Stati Uniti, insieme a una serie di dispacci diplomatici.

Stella Assange, che ha avuto due figli con il fondatore di WikiLeaks, ha rifiutato di fornire ulteriori dettagli sull'accordo. “La priorità ora è che Julian recuperi la sua salute. E’ stato in uno stato terribile per cinque anni” e vuole “essere in contatto con la natura”, ha aggiunto l'avvocata sudafricana.

La battaglia legale

L'accordo pone fine a una saga durata quasi 14 anni. Ed è stato raggiunto mentre i tribunali britannici dovevano esaminare, il 9 e 10 luglio, il ricorso di Julian Assange contro la sua estradizione negli Stati Uniti, approvata dal governo britannico nel giugno 2022. Assange ha lottato per evitare di essere consegnato alla giustizia statunitense, che lo sta perseguendo per aver reso pubblici, a partire dal 2010, oltre 700.000 documenti riservati sulle attività militari e diplomatiche degli Stati Uniti, in particolare in Iraq e Afghanistan.

Questi documenti includono un video che mostra civili, tra cui due giornalisti della Reuters, uccisi dal fuoco di un elicottero statunitense in Iraq nel luglio 2007. Con 18 capi d'accusa, avrebbe rischiato fino a 175 anni di carcere in base alla legge sullo spionaggio. Chelsea Manning è stata condannata a 35 anni di carcere da una corte marziale nell'agosto 2013, ma è stata rilasciata dopo sette anni in seguito alla commutazione della pena da parte del presidente Barack Obama.

Nell'ultimo sviluppo di questo lungo caso, che per i suoi sostenitori è diventato un simbolo delle minacce alla libertà di stampa, a maggio due giudici britannici hanno concesso a Julian Assange il diritto di ricorrere in appello contro la sua estradizione. L'appello si concentrava in particolare sulla questione se egli potesse beneficiare della protezione della libertà di espressione in quanto straniero nell'ordinamento giuridico americano.

Il fondatore di WikiLeaks è stato arrestato dalla polizia britannica nell'aprile 2019, dopo sette anni trascorsi nell'ambasciata ecuadoriana a Londra per evitare l'estradizione in Svezia nell'ambito di un'indagine per stupro archiviata lo stesso anno.