La fragile tregua nella Striscia di Gaza sembra vacillare. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha lanciato un ultimatum a Hamas: se tutti gli ostaggi israeliani non verranno rilasciati entro mezzogiorno di sabato, Israele riprenderà le operazioni militari su vasta scala. «Se Hamas non restituirà i nostri ostaggi entro mezzogiorno di sabato, il cessate il fuoco finirà e l'Idf riprenderà i combattimenti intensi fino a quando Hamas non sarà definitivamente sconfitto», ha dichiarato Netanyahu dopo una lunga riunione del gabinetto di sicurezza.

Anche il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha fatto sentire la sua voce, ribadendo che se Hamas non rispetterà l'accordo per la liberazione degli ostaggi, «si scatenerà l'inferno». Durante la firma di alcuni ordini esecutivi, Trump ha affermato che la tregua dovrebbe essere revocata nel caso in cui i detenuti israeliani non venissero liberati, pur lasciando la decisione finale a Israele: «Parlo per me stesso. Israele può decidere».

Nel frattempo, si è diffusa la notizia della morte di Shlomo Mansour, ostaggio ottantaseienne che si credeva ancora nelle mani di Hamas. Secondo le fonti israeliane, l'uomo sarebbe stato ucciso durante l'assalto del 7 ottobre.

Reazioni internazionali: Egitto e Giordania contro gli sfollamenti

L'Egitto ha annunciato di voler proporre un piano di ricostruzione della Striscia di Gaza senza costringere la popolazione palestinese ad abbandonare le proprie terre. Il Ministero degli Esteri egiziano ha sottolineato la volontà del Paese di collaborare con l'amministrazione statunitense per garantire una pace stabile e giusta nella regione.

Anche il re Abdullah di Giordania ha espresso preoccupazione per la situazione, ribadendo la posizione contraria allo sfollamento forzato dei palestinesi. «Ho ribadito la ferma posizione della Giordania contro lo sfollamento dei palestinesi a Gaza e in Cisgiordania. Questa è la posizione araba unificata», ha scritto su X. Il sovrano ha inoltre sottolineato la necessità di una soluzione basata sulla coesistenza di due Stati, chiedendo agli Stati Uniti di svolgere un ruolo chiave nella mediazione.

Hamas risponde: «Israele non rispetta gli accordi»

Dura la replica di Hamas, che accusa Israele di non rispettare i termini della tregua. «Sottolineiamo che l'occupazione è la parte che non ha rispettato i suoi impegni e, quindi, responsabile di eventuali complicazioni o ritardi», ha dichiarato il gruppo in un messaggio su Telegram.

Inoltre, Hamas ha definito "razziste" le dichiarazioni di Trump riguardo lo spostamento dei palestinesi da Gaza. «Le dichiarazioni di Trump sono un appello alla pulizia etnica con l'obiettivo di liquidare la causa palestinese e negare i diritti nazionali immutabili del nostro popolo», ha affermato il gruppo.

Il piano di Trump per Gaza

Trump ha promesso che gli Stati Uniti gestiranno «molto bene» il piano di ricostruzione di Gaza, prevedendo la realizzazione di strutture alberghiere e altre infrastrutture per garantire un futuro sostenibile. «Alla fine avremo la pace in Medio Oriente», ha dichiarato il presidente americano, pur definendo la situazione attuale nella Striscia «una trappola mortale».

Il capo della Casa Bianca si è detto fiducioso nel raggiungimento di un'intesa con l'Egitto per la gestione della crisi: «Al 99% troveremo un accordo». Tuttavia, ha mantenuto una posizione prudente rispetto all'eventuale blocco degli aiuti americani a Egitto e Giordania nel caso in cui rifiutassero di accogliere i palestinesi evacuati da Gaza.