Nel mezzo della guerra tra Israele e Hamas a Gaza, una sentenza storica della Corte Suprema dello Stato ebraico che avrà riflessi importanti sia sull'andamento del conflitto che sul precario equilibrio del governo Netanyahu. I giudici infatti hanno stabilito all'unanimità che gli studenti di scuole ebree ultra- ortodosse devono essere arruolati nell'esercito.

Si tratta di una questione che da tempo agita la società israeliana, l'esenzione per la coscrizione dei giovani iscritti allo studio religioso a tempo pieno risale al 1949 ed è stata nel corso degli anni oggetto di critiche e tentativi di riforma. Ogni qual volta le autorità hanno minimamente ventilato l'ipotesi di abrogare tale esenzione si sono svolte manifestazioni con esiti anche violenti. Ora però la disposizione legale che permetteva di continuare la pratica, è scaduta senza essere rinnovata.

La mossa della Corte Suprema, come è facile immaginare, potrebbe provocare onde d'urto sulla coalizione di governo israeliana, che comprende partiti ultra- ortodossi, denominati haredim, i quali costituiscono il sostegno fondamentale per l'esecutivo di Netanyahu. La deroga alla coscrizione per i giovani uomini religiosi inoltre è diventata una questione sociale della massima urgenza a causa della pressione sulle forze armate impegnate dai combattimenti in corso nella Striscia di Gaza.

Nel dispositivo della sentenza i giudici della Corte Suprema affermano: «Nel bel mezzo di una guerra estenuante, il peso della disuguaglianza è più duro che mai e richiede una soluzione». La differenza di trattamento dunque è apparsa più evidente a causa della ferocia del conflitto. L'esercito di Tel Aviv è spesso descritto come l'esercito del popolo e la maggior parte degli israeliani, a parte gli arabi che vivono nello Stato ebraico, sono tenuti per legge a essere arruolati. La Corte ha evidenziato anche il privilegio di chi può evitare il fronte di guerra: «La discriminazione riguardo alla cosa più preziosa di tutte, la vita stessa, è della peggior specie».

Il caso è approdato all'esame della Corte dopo una petizione di un associazione sostenuta dal Movimento per un governo di qualità in Israele che ha definito una vittoria storica la sentenza, chiedendo poi un'azione immediata per reclutare gli studenti ortodossi chiamati anche yeshiva.

I dati visionati dalla Corte hanno suggerito che circa 63mila uomini che studiano la Torah a tempo pieno sono stati coperti dalla deroga alla coscrizione. Importante anche il fatto che i giudici hanno chiesto un congelamento dei fondi pubblici destinati proprio a questi studenti. Ora gli occhi sono puntati sulla reazione dei religiosi, e se l avvocato Shmuel Horowitz, che rappresentava gli yeshiva ha dichiarato: «I tribunali non sono il forum appropriato per risolvere questo tipo di problemi sociali» e che la comunità ultra- ortodossa «segue i loro rabbini e non si preoccupa molto della Corte», altri faranno pressioni comunque sul parlamento israeliano per trovare una soluzione che renda inapplicabile la sentenza.

Il problema dunque diventa tutto politico con i due partiti Shas e United Torah Judaism che alzeranno barricate perché rappresentano elettori che vedono nello studio della Torah un modo per proteggere le loro tradizioni. Il leader di Shas, Aryeh Deri, ha commentato così la sentenza: «Non c'è potere al mondo che possa impedire al popolo di Israele di studiare la Torah e chi ci ha provato in passato ha fallito miseramente». Con la fine delle esenzioni, è possibile che i partiti ultra- ortodossi possano uscire dalla coalizione, causando il collasso del governo e probabilmente portando a nuove elezioni in un momento in cui la popolarità del Likud e di Netanyahu è ai minimi storici.