Dopo quasi cinquecento giorni di guerra e decine di migliaia di vittime, Israele e Hamas hanno raggiunto una prima, corposa intesa sulla tregua e il rilascio degli ostaggi.

Il movimento islamista palestinese ha accettato la bozza di accordo per un cessate il fuoco di 42 giorni nella Striscia di Gaza ed è pronto a uno scambio di prigionieri. In teoria l’accordo dovrebbe entrare in vigore nella giornata di domani anche se manca ancora la firma ufficiale dei negoziatori di Hamas. Un funzionario israeliano ha spiegato che dettagli sono in fase di definizione ma mai come ora la sospensione del conflitto è stata così vicina. Il piano dovrà essere sottoposto al governo israeliano per l'approvazione finale ed è un passaggio che si annuncia tumultuoso con l’ala più oltranzista dell’esecutivo che denuncia una «resa» al nemico.

In particolare i ministri Ben Givr e Bezael Smotrich, esponenti dell’estrema destra religiosa si dicono pronti ad abbandonare il premier Benjamin Netanyahu. Ammettendo di aver bloccato diverse volte la possibilità di liberare gli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas dal 7 ottobre 2023, Givr fa sapere che non tornerà sui suoi passi. Durissimo con i due estremisti l’ex ministro della Difesa Gallant che si era dimesso proprio per dissidi insanabili con Smotrich e Givr.

«Spero che questa volta... l’interesse nazionale prevalga sull’interesse politico», ha dichiarato Gallant. L’ex ministro ha poi citati direttamente Smotrich e Gvir, affermando di essere «imbarazzato» dal loro comportamento che «non è ebraico, non è sionista e non è umano». Secondo fonti vicine ai colloqui, nella prima fase dell’accordo ci dovrebbe essere nell'arco di sei settimane il rilascio di 33 ostaggi tra bambini, donne, vecchi e malati, comprese cinque soldatesse, in cambio di un migliaio di detenuti palestinesi, compresi 150 che stanno scontando l'ergastolo per fatti di sangue.

Durante questa prima fase di 42 giorni, le forze israeliane si ritirerebbero dai centri abitati, ai palestinesi sarebbe consentito di iniziare a tornare alle loro case nel nord di Gaza e ci sarebbe un'ondata di aiuti umanitari, con l'ingresso nella Striscia di circa 600 camion ogni giorno. L'accordo consentirebbe a Israele, in questo periodo, di mantenere il controllo del Corridoio Philadelphia al confine con l'Egitto, mentre invece è previsto il ritiro dal Corridoio Netzarim.

Nella seconda fase, i cui termini precisi verranno negoziati alla fine della prima, Hamas dovrebbe rilasciare gli ostaggi in vita rimanenti, principalmente soldati maschi, in cambio della scarcerazione di altri detenuti palestinesi e del ritiro completo delle forze israeliane da Gaza. In una terza fase, i corpi degli ostaggi rimasti verrebbero restituiti in cambio di un piano di ricostruzione di tre-cinque anni da realizzare a Gaza sotto la supervisione internazionale.

Hamas ha fatto sapere di sperare in un "accordo chiaro e completo", aggiungendo di aver tenuto consultazioni con altre fazioni palestinesi e di averle informate dei "progressi compiuti". Il ministro degli Esteri di Tel Aviv Gideon Sàar in visita a Roma ha precisato che l’intenzione di Israele è arrivare a un accordo non parziale ma «graduale», ossia da attuare in tappe successive. Poi ha affermato che sia l’amministrazione uscente di Joe Biden che quella del presidente eletto Donald Trump «vogliono che l’intesa sia totalmente operativa prima del 20 gennaio», data in cui il tycoon si insedierà nuovamente alla Casa Bianca.

L'atteso via libera definitivo da parte dei miliziani palestinesi ancora non c'è stato, ha riferito al Jerusalem Post un funzionario israeliano, secondo il quale si discute ancora dei dettagli finali. La Jihad islamica palestinese ha annunciato intanto che una delegazione di alto livello arriverà a Doha domani sera per partecipare ai colloqui riguardanti i dettagli finali dell'accordo su Gaza. Si ritiene che il gruppo abbia in mano un certo numero dei 98 ostaggi ancora prigionieri a Gaza.

Nonostante la svolta diplomatica sono continuati i raid da parte delle forze israeliane, nella Striscia. Secondo Al Jazeera, il numero degli attacchi israeliani è aumentato, con una serie di attacchi aerei che hanno causato numerosi morti e danni materiali. In particolare, l’attacco a Deir el Balah ha ucciso almeno quattro persone, e altre vittime sono state segnalate a Gaza City e nelle aree circostanti.