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Il fragile cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah in Libano dura poche ore prima di nuove tensioni. Le forze di difesa israeliane hanno confermato raid nel sud del Libano e intensificato gli attacchi nella Striscia di Gaza, con un bilancio di almeno 15 morti. Questi eventi si inseriscono in un quadro di accuse reciproche e blocchi umanitari che aggravano ulteriormente il conflitto Israele-Libano.
Raid in Libano e Gaza
L’esercito israeliano ha dichiarato di aver colpito sospetti che tentavano di rientrare nei villaggi evacuati del sud del Libano, come Taybah e Markaba. Secondo i media locali, l’attacco ha causato due feriti. L’Idf ha giustificato i raid come risposta a "violazioni del cessate il fuoco" e ha avvisato i civili di non tornare nelle aree colpite.
Nel frattempo, nella Striscia di Gaza, i raid israeliani hanno colpito obiettivi civili, inclusi campi profughi e abitazioni. Tra le vittime si registrano un bambino e altre 14 persone, con decine di feriti. Secondo l’agenzia Wafa, i bombardamenti hanno devastato quartieri come Zeitoun e Beit Lahiya. In questa escalation, Israele ha anche separato uomini palestinesi da donne e bambini, arrestando molti per interrogatori.
Blocco umanitario a Gaza
L’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) denuncia il blocco quasi totale degli aiuti umanitari nel nord di Gaza. Israele ha negato 82 richieste di consegna di aiuti tra ottobre e novembre e impedito nove ulteriori tentativi di portare rifornimenti essenziali. Circa 65.000-75.000 persone rimangono intrappolate in condizioni critiche. L’Unrwa ha espresso preoccupazione: «Le condizioni di sopravvivenza diminuiscono rapidamente».
Dichiarazioni e reazioni
Il portavoce della Corte penale internazionale, Fadi El Abdallah, ha affrontato le questioni legate ai mandati di arresto contro il premier israeliano Benjamin Netanyahu e l'ex ministro della Difesa Yoav Gallant. Secondo El Abdallah, i mandati potrebbero essere revocati solo con argomentazioni solide, come l’istituzione di una commissione d’inchiesta indipendente da parte di Israele. Ha inoltre respinto le accuse di pregiudizi anti-israeliani, sottolineando che «tutti devono obbedire alle leggi».
Nel frattempo, in Libano, il capo del Parlamento, Nabih Berri, ha convocato un’assemblea per eleggere un nuovo presidente il prossimo 9 gennaio. La carica resta vacante da oltre due anni, evidenziando la complessa situazione politica del Paese, ulteriormente aggravata dalle tensioni con Israele.
Necessità di interventi internazionali
La comunità internazionale deve affrontare con urgenza la crisi umanitaria e politica legata al conflitto Israele-Libano. Il blocco degli aiuti e l’escalation delle violenze rischiano di destabilizzare ulteriormente la regione.
Il cessate il fuoco, già fragile, sembra lontano dal portare una vera stabilità. Le dichiarazioni della Corte penale internazionale e la programmazione di nuove elezioni in Libano potrebbero aprire spiragli di soluzione, ma resta essenziale un’azione coordinata per evitare ulteriori sofferenze civili e violazioni dei diritti umani.