Due giudici della Corte suprema iraniana sono stati uccisi e un terzo è rimasto ferito in un attacco a colpi d'arma da fuoco avvenuto davanti all'edificio della Corte Suprema a Teheran. Lo riporta il sito ufficiale della magistratura, Mizan Online. 

L'assalitore, stando alle stesse fonti, si sarebbe tolto la vita dopo l'attacco. Non è chiaro quale sia il movente ma non era coinvolto in nessun caso davanti alla Corte Suprema. I giudici deceduti sono stati identificati come gli ayatollah Mohammad Moghiseh e Ali Razini. Secondo siti di opposizione, Moghiseh era noto per essere stato coinvolto in processi legati a presunti prigionieri politici. E secondo l'agenzia Isna, i giudici uccisi seguivano casi di "sicurezza nazionale, spionaggio e terrorismo".

L'agguato è avvenuto intorno alle 10.45 ora locale, precisa Tehran Times. Entrambi i giudici, Mohammad Mogheiseh e Ali Razini, erano noti per aver perseguito e condannato duramente gli attivisti negli ultimi decenni. Il 68enne Moghisseh era stato sanzionato nel 2019 dagli Stati Uniti per aver "supervisionato innumerevoli processi iniqui, durante i quali le accuse sono rimaste infondate e le prove sono state ignorate". Razini, 71 anni, ha ricoperto diverse posizioni importanti nella magistratura iraniana ed era già stato preso di mira in un tentativo di assassinio nel 1998 con un'autobomba.

I due giudici sono stati indicati da attivisti ed esuli come partecipanti alle esecuzioni del 1988, avvenute alla fine della lunga guerra dell'Iran con l'Iraq. Dopo che l'allora Guida suprema iraniana Ruhollah Khomeini accettò un cessate il fuoco mediato dalle Nazioni Unite, i membri del gruppo di opposizione iraniano in esilio Mujahedeen-e-Khalq, o MEK, pesantemente armati da Saddam Hussein, fecero irruzione attraverso il confine iraniano con un attacco a sorpresa. Alla fine l'Iran respinse il loro assalto, ma l'attacco pose le basi per i processi farsa di prigionieri politici, militanti e altri che sarebbero diventati noti come “commissioni della morte”.

I gruppi internazionali per i diritti stimano che le esecuzioni abbiano coinvolto fino a 5.000 persone, mentre il MEK ne stima 30.000. L'Iran non ha mai riconosciuto pienamente le esecuzioni, apparentemente eseguite su ordine di Khomeini, anche se alcuni sostengono che altri alti funzionari fossero effettivamente al comando nei mesi precedenti la sua morte, avvenuta nel 1989.