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Gucci
«Da allora vivo nel rimorso. La sera prima volevo avvisarlo di stare attento, ma non ci sono riuscita».Pina Auriemma, per tutti la “maga”, è stata ritenuta l’organizzatrice dell’omicidio di Maurizio Gucci avvenuto la mattina del 27 marzo del 1995. Condannata in via definitiva a 19 anni di carcere, ne ha scontati 13. Originaria della provincia di Napoli, dopo essere tornata libera è rimasta a vivere a Milano. In pensione da tempo, si occupa di attività di volontariato. Dopo il carcere non ha mai più incontrato Patrizia Reggiani, l'ex moglie di Maurizio Gucci, la mandante dell'omicidio. «Lo scopo era quello di portargli via dei soldi, non di ucciderlo. Quella fu una decisione di Patrizia», aggiunge ancora una volta, ricordando di essere rimasta traumatizzata la mattina che si seppe la notiziaIncontriamo la signora Auriemma a Milano nello studio del suo storico avvocato Pietro Traini. Signora Auriemma, lei ha preso fin dall'inizio le distanze dall’omicidio. E' così? Sì. Quella era un’armata Brancaleone. Sbagliarono anche la mira a due metri di distanza. Non so cosa gli avesse promesso Patrizia. Secondo quanto ricostruito dal Tribunale, Auriemma si era rivolta ad un portinaio di sua conoscenza, Ivano Savioni a seguito delle insistenze di Lady Gucci. Savioni poi aveva contattato Orazio Cicala, ristoratore con legami nella piccola criminalità che a sua volta aveva trovato il killer, il muratore Benedetto Ceraulo. Perché la chiamano la maga? È stato Filippo Ninni, il capo della Criminalpol dell'epoca. Ma è una balla. Purtroppo da allora ho questa nomea, quella della cartomante. I giornalisti al processo, scherzando, mi chiedevano sempre se gli facevo le carte. La Procura, comunque, ha smentito ma non è servito a nulla se dopo tutto questo tempo sono rimasta “la maga” nell’immaginario collettivo. Una maga non particolarmente brava… Certo: se fossi stata una vera maga avrei dovuto prevedere che andavo in carcere. E poi mi sarei messa in Brera (zona centrale di Milano dove stazionano da sempre le cartomanti, ndr) con un tavolinetto e avrei fatto i soldi facendo i tarocchi (ride). Come mai, però, questa storia delle carte? La Reggiani e Maurizio erano fissati con le carte. Lei spendeva tantissimo. Anche 20 milioni o 30 milioni di lire dell’epoca per farsi fare i tarocchi. Una malattia. Da quale anno è libera. Come ha vissuto il carcere? Mi è servita l’esperienza della detenzione. E’ stata una liberazione. Comunque è ancora una grande sofferenza. Spesso vado fuori dal carcere e mi metto a piangere. Lei è stata nella sezione femminile di San Vittore. Un reparto modello a differenza del settore maschile in sovraffollamento cronico. Esatto. Ho avuto ottimi rapporti con tutti. In carcere sono stata anche bibliotecaria ed ho organizzato incontri culturali. Da allora ho iniziato a fare volontariato alla Casa della carità ai più bisognosi. Patrizia Reggiani, invece, si è sempre vantata di non aver fatto nulla. Lei ha saputo “farsi” il carcere. E’ stata una grande attrice. Lo disse anche la madre. Credo abbia avuto una brutta infanzia. A parte questi giudizi personali, il dato innegabile è che eravate molto amiche Siamo state insieme trent'anni. La conobbi a Ischia. Sono andata anche sul Creole (il veliero di tre alberi lungo 65 metri di Maurizio Gucci, ndr) ed ero presente quando nacque Allegra (la secondogenita, ndr). Inizialmente avevate il divieto d’incontro. Per due anni. Lei poi mi chiese anche di prendermi le colpe. Abbiamo litigato e ci siamo minacciate. Adesso Patrizia vive con una ex compagna di cella in una villa nel centro di Milano pagata dalle figlie. A fine anno uscirà anche il film di Ridley Scott dove viene interpretata da Lady Gaga. Sì lo so. La Reggiani ha confessato alle figlie di aver fatto uccidere il padre. All'inizio aveva sempre negato. Le figlie, uniche eredi del patrimonio del padre, sono state costrette da una sentenza della Cassazione delle scorse settimana a pagarle il vitalizio da un milione di euro all’anno. Maurizio Gucci e Patrizia il 24 dicembre 1993, dopo il divorzio, avevano firmato in Svizzera un accordo ritenuto dai giudici "un’indubbia volontà delle parti a correlare la tutela dell’interesse" della moglie con tempi successivi alla fine della vita del coniuge. L’assegno, che sostituiva quello di divorzio, evitava per la Reggiani il rischio che Maurizio chiedesse la revisione degli alimenti e si cautelava in caso di morte "dell’obbligato". I giudici, dopo una tormentata vicenda processuale, hanno respinto l'ultimo appello delle figlie che dovranno adesso dare 30 milioni di euro alla mandante dell'omicidio del padre. Patrizia è tornata ad essere nuovamente ricchissima. Sono contenta per lei. Io spero di non incontrarla mai più: è una persona pericolosa. Un'ultima domanda. Ha mai pensato di tornare a Napoli? No, mi sentirei molti in imbarazzo per tutto quello che è successo.