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Parla a tutto campo con Il Dubbio Emanuele Macaluso, ex direttore dell’Unità e del Riformista, leader dell’ala “migliorista” del Pci, il dirigente sindacale che ventenne con Girolamo Li Causi sfidò la mafia a Villalba. E ora a 93 anni è sagace rubrichista in “Emma in corsivo” su Facebook.
Macaluso, cosa prevede per la sua Sicilia? Quasi tutti i sondaggi danno in testa il centrodestra.
I sondaggi ora non hanno senso. Ma io penso comunque che il Pd sia messo male, molto male.
Perché?
Non ha un candidato. Fabrizio Micari ( rettore Università di Palermo ndr) non è stato proposto dal Pd, ma da Leoluca Orlando, una persona. Il Pd si è associato. Micari, come tutti dicono, è perbene e stimabile, ma nell’agone politico non è mai stato. Non è un uomo conosciuto dalle masse popolari. Anche se ci sono più liste che lo sostengono, tra le quali quella del presidente uscente Crocetta e quella di un ex ministro Dc, è evidente che si tratta di un cartello nel suo complesso fondato sulle persone.
Le potrebbero rispondere che quella di Micari ha il vantaggio di essere una candidatura fondata sulla cosiddetta società civile. Cosa replica?
La società civile va benissimo. Ma questa è una battaglia politica, si vota per la politica, la società civile non si identifica in tutte queste liste fondate sulle persone. Nelle elezioni conta molto l’esperienza di un candidato, certo, ma il dato politico è che il Pd è in difficoltà. Dovrebbero spiegare innanzitutto perché il presidente uscente non è più candidato, se il Pd avesse dato vita a un’amministrazione positiva lo avrebbero riconfermato.
Lei, in un’intervista a “Il Manifesto” ha definito quella della Sicilia una situazione paradigmatica della distruzione dei partiti. Lo conferma?
Non c’è dubbio. Il fatto che il candidato sia di una persona - una persona legata a Leoluca Orlando - quindi un candidato personale, denota che siamo alla crisi totale dei partiti. Una volta ho detto che siamo tornati a cento anni fa, quando c’era Vittorio Emanuele Orlando.
Caspita...
Sì, e ora siamo tornati al partito di Orlando ( Leoluca, sindaco di Palermo ndr), fatto che denota una crisi esistenziale dei partiti.
Lei è stato molto duro con Crocetta e con i Cinque Stelle. Li ha accusati di procedere con metodi da vecchia Dc.
Ho letto che Crocetta come ultimi atti ha nominato tutto un gruppo di suoi amici nelle società regionali. Cosa che considero grave. Ma quello che considero ancora più grave è che assistiamo in altri episodi a un problema di moralità e corruzione. Sui giornali di oggi ( ieri ndr) c’è la notizia dell’arresto dell’ex sindaco Pd di Vittoria, una città importante, che ha una storia di grandi lotte sociali, di braccianti. L’ex sindaco è arrestato e anche con una motivazione diffamante che riguarderebbe un certo rapporto con la mafia. E poi a Bagheria i Cinque Stelle sono anche loro infangati perché il sindaco è accusato di fare gli interessi dei suoi parenti, poi ci sono altri casi nelle amministrazioni della destra. Quindi, non è più come nel ’ 92’ 93 quando la corruzione era il finanziamento dei partiti. No, qui siamo alla corruzione diffusa, personale.
Non è insomma il finanziamento illecito ai partiti.
No, e anche la mafia, dopo i colpi che ha subito, si sta incistando esercitando il suo potere localmente. Rischia di esserci un intreccio molto perverso. Sembrano episodi di poco conto ma Vittoria è una città grande della provincia di Ragusa. E indagato è anche l’attuale sindaco di centrodestra. Sembra che non ci siano più differenze tra Cinque Stelle, Pd, destra, che tutti siano coinvolti in una situazione veramente preoccupante.
La Sicilia è paradigmatica anche in questo?
La Sicilia paga più di tutti la distruzione dei partiti. Oggi nei Comuni non c’è più il grande controllo democratico di massa, la presenza di grandi comunità che erano le sezioni, le Camere del lavoro. La società civile una volta era questo, c’era un rapporto tra i Comuni e il popolo. Oggi invece i Comuni sembra siano separati dal popolo e che la corsa a candidarsi sia verso il Comune dove c’è il posto, quindi è indifferente con quale partito si corre. Il processo è nazionale, ma questo degrado della politica in Sicilia può assumere aspetti davvero preoccupanti. E la cosa più preoccupante è che li si consideri incidenti di percorso.
Ma lei non crede che la distruzione dei partiti inizi proprio con il ’ 92, con “Mani pulite”?
Sì, d’accordo. Ma non possiamo sempre parlare del ’ 92, quella ormai è la storia. E le responsabilità indubbiamente ci sono. Ma la cosa più grave è che successivamente si è degradata la politica, non si sono ricostruiti i partiti, le comunità, si è tutto fondato sulle persone.
La nuova proposta di legge elettorale, il Rosatellum bis, come la vede?
Ancora una volta ci sarà una maggioranza di nominati. E io non credo che questa legge risolva il problema della governabilità. Perché qui di fatto le coalizioni non ci sono. Il Pd non si coalizzerà con nessuno, non avendo fatto l’accordo con Mdp e Pisapia. Lo stesso problema si proporrà per il centrodestra. A questo punto sembra che l’unica possibilità della governabilità venga data a un accordo tra Berlusconi e il Pd.
In questo caso che accadrebbe?
Il Pd si rispaccherà ancora una volta. Questa legge elettorale non fa coalizioni vere, è chiaro che non si riuscirà ad avere maggioranze omogenee. Qui non siamo come in Germania dove si fanno grandi coalizioni che sono fra grandi partiti i quali hanno una visione anche comune.
Lei ha accusato Giuliano Pisapia di fare il “pesce in barile”. Perché?
Ho stima per lui perché è una delle poche persone che nella sinistra si è battuto per il garantismo. Ma qual è la sua scelta politica? L’aveva fatta: rimettere insieme tutta la sinistra che non si riconosceva nel Pd. Quindi per rifare il centrosinistra diceva che bisogna stare anche con il Pd. Ma Speranza dice: con il Pd mai. Il Pd a sua volta per una vera coalizione di centrosinistra doveva fare un accordo preliminare con Mdp e Pisapia. Il Pd però potrebbe avere un atout: candidare l’attuale presidente del Consiglio. Ma dovrebbe dirlo prima delle elezioni. E cioè che il candidato è Paolo Gentiloni.