La Siria è entrata in una nuova e turbolenta fase della sua storia. Durante la notte tra sabato e domenica, i ribelli del gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Sham hanno preso il controllo di Damasco senza incontrare resistenza. L’esercito siriano, schierato in difesa della capitale, si è arreso senza combattere, lasciando il campo libero ai miliziani. Nel frattempo, il presidente Bashar Al-Assad sarebbe fuggito a Mosca, abbandonando il suo paese e sancendo di fatto la fine del suo regime.

La caduta di Damasco è uno sconvolgimento non solo per la Siria, ma per l’intero scacchiere geopolitico mediorientale. La comunità internazionale segue con preoccupazione gli eventi, mentre il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si riunisce oggi su richiesta della Russia per discutere le implicazioni di questa crisi.

Israele intensifica le operazioni al confine

In risposta al collasso del regime siriano, Israele ha rafforzato la sua presenza militare nelle zone di confine. Le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno confermato di aver condotto operazioni nella regione del Monte Hermon, un’area strategica a oltre 10 chilometri dal confine. L’unità d’élite Shaldag ha eseguito un blitz senza incontrare resistenza, prendendo il controllo di punti nevralgici.

L’obiettivo di Israele è chiaro: stabilire una zona cuscinetto che garantisca la sicurezza del proprio territorio. Secondo il New York Times, questa sarebbe la prima incursione terrestre israeliana in Siria dal 1973. La situazione attuale potrebbe portare a una maggiore instabilità regionale, spingendo gli Stati vicini a prepararsi a scenari imprevedibili.

Le parole di Gantz e Biden: Medio Oriente in trasformazione

Benny Gantz, ex generale israeliano, ha commentato che la caduta del regime di Assad rappresenta il fallimento dell’asse iraniano. «L’Iran è sempre più isolato e indebolito, e ora sta perdendo il controllo su Siria e Libano» ha dichiarato. Gantz ha inoltre evidenziato la necessità per Israele di rafforzare le difese al confine settentrionale per evitare ripercussioni dirette.

Anche il presidente americano Joe Biden ha preso posizione, sottolineando che gli Stati Uniti non permetteranno all’ISIS di approfittare del vuoto di potere creato dalla crisi siriana. Gli USA hanno già condotto raid mirati contro 75 obiettivi legati all’ISIS nel deserto di Badiyah, dimostrando la loro determinazione a contrastare ogni tentativo di rinascita del gruppo jihadista.

Il ruolo dell’Europa e dell’Italia

In Europa, la crisi siriana è vista come una minaccia non solo alla stabilità mediorientale, ma anche alla sicurezza del continente. Antonio Tajani, ministro degli Esteri italiano, ha sottolineato la necessità di garantire una transizione pacifica in Siria, per evitare un collasso migratorio e tutelare le minoranze etniche e religiose. «La Siria è nel Mediterraneo e qualsiasi instabilità ha conseguenze dirette sulla nostra sicurezza» ha dichiarato Tajani.

Uno scenario incerto

La caduta di Assad apre scenari complessi e carichi di incertezze. La Siria, dopo anni di guerra e sofferenze, si trova ancora una volta al centro di dinamiche geopolitiche globali. Resta da vedere se la comunità internazionale saprà gestire questa fase critica, evitando che il caos prevalga su ogni tentativo di pacificazione.